Protests in Moldova Explode, With Help of Twitter
http://www.nytimes.com/2009/04/08/world/europe/08moldova.html?pagewanted=2
Putin apre il fronte anche in Transnistria (Moldova)
La pressione militare in Moldova, il gas e il separatismo violento in Ucraina. Queste sono le due armi di cui si sta avvalendo il Presidente russo, Vladimir Putin, per destabilizzare politicamente Moldova ed Ucraina e, così, imporre una volta per tutte l’influenza della Federazione Russa sui due Paesi dell’Europa Orientale che, di recente, hanno integrato i loro mercati in quello comune dell’Unione Europea con la firma dell’Accordo di Associazione.
Nella giornata di mercoledì 9 aprile le autorità della Transnistria – Regione separatista della Moldova sostenuta politicamente da Mosca in cui stazionano reparti dell’esercito russo – hanno sospeso la partecipazione al tavolo delle trattative internazionale per la normalizzazione delle relazioni con la Moldova, in segno di protesta per l’approvazione di sanzioni da parte del governo moldavo e per il blocco della frontiera da parte di quello ucraino.
Come riportato dal Kommersant, la decisione di non partecipare al tavolo delle trattative – a cui, oltre alla Transnistria, prendono parte anche Ucraina, Moldova, Russia, Stati Uniti d’America e UE – è stata presa dopo che la Russia ha ripristinato esercitazioni militari che hanno coinvolto forze d’assalto utilizzabili per un attacco militare a paesi vicini alla Transnistria, come, per l’appunto, Moldova ed Ucraina.
Proprio l’Ucraina, più che la Moldova, sembra essere il vero obiettivo della pressione militare di Putin in Transnistria, sopratutto dopo che, nelle Regioni orientali del Paese – russofone ma non russofile – manipoli di separatisti, che secondo fonti ben informate sono stati addestrati e foraggiati da Mosca, hanno occupato gli edifici dell’Amministrazione Locale di Donetsk e Luhansk, ed hanno dichiarato la nascita di Repubbliche autonome intenzionate ad aderire alla Federazione Russa.
A dare manforte ai separatisti del Donbas e di Luhansk è sopratutto la presenza di folti reparti dell’esercito russo a pochi chilometri dalla frontiera ucraina che, negli scorsi giorni, similmente a quanto fatto in Transnistria hanno avviato esercitazioni e manovre che, secondo l’opinione di autorevoli militaristi, lasciano presupporre la preparazione ad un intervento militare.
[…]
(Matteo Cazzulani, La Voce Arancione)
http://www.buongiornoslovacchia.sk/index.php/archives/46097
Gli ultimi sviluppi della crisi in Ucraina riguardano le mosse e le contromosse diplomatico-militari prese dalla NATO e dalla Russia. In 3 Sorsi analizziamo i provvedimenti presi dall’Alleanza Atlantica e le risposte russe, con uno sguardo ai riflessi che tutto ciò sta provocando addirittura nello spazio.
LE MOSSE DELLA NATO – La riunione dei Ministri degli Esteri dell’Alleanza Atlantica di Martedì 1 Aprile ha sancito la sospensione di tutte le attività in collaborazione con la Russia di carattere militare. Inoltre è stato deciso di rafforzare la presenza della NATO nei paesi europei limitrofi all’area di crisi. I due provvedimenti sono stati presi come risposta all’annessione della Crimea alla Russia e alle truppe di Mosca schierate alla frontiera orientale dell’Ucraina. Secondo le dichiarazioni del Segretario Generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen, le misure che verranno applicate immediatamente saranno la sospensione della scorta alle navi russe che trasportano sostanze chimiche per lo smantellamento dell’arsenale chimico della Siria e voli di pattuglia compiuti sui cieli delle repubbliche baltiche partendo da basi aeree in Lituania ed Estonia. Rasmussen ha aggiunto che la NATO rafforzerà, nel prossimo futuro, la sua presenza terrestre nei paesi limitrofi all’Ucraina e quella navale nel mar Baltico. I Ministri degli Esteri, a seguito della loro riunione, hanno dichiarato che la porta diplomatica per la Russia rimane aperta per trovare una soluzione condivisa alla crisi.
LA NASA – Un fattore sottovalutato da molti media riguardo alla crisi in Ucraina è che questa potrebbe avere effetti anche nello spazio. Sulla ISS (International Space Staion – Stazione Spaziale Internazionale) i paesi europei dell’Agenzia Spaziale Europea (European Space Agency– ESA) e la statunitense NASA collaborano quotidianamente con la Russia. Nonostante la crisi diplomatica in Ucraina, la cooperazione è proseguita senza particolari problemi fino allo scorso 4 Aprile quando l’ente spaziale americano ha rilasciato un comunicato nel quale annunciava l’interruzione di tutte le collaborazioni in ambito spaziale con l’agenzia russa Roscosmos, ad eccezione della gestione della ISS. Sostanzialmente nulla cambia nei rapporti tra le due agenzie spaziali visto che non ci sono grandi collaborazioni in atto. Va aggiunto che, dopo il ritiro dello Space Shuttle, gli Stati Uniti hanno perso la capacità di effettuare voli spaziali con equipaggio e si affidano alle capsule russe Soyuz per i viaggi da e per la ISS.
Emiliano Battisti
http://www.ilcaffegeopolitico.org/17181/botta-risposta-sullucraina
8 aprile, 21:37
La Transnistria vuole la Russia e chiede un divorzio civile alla Moldavia
Il “divorzio” tra Tiraspol e Kishinev è in atto da 20 anni. Questa volta nel suo messaggio Yevgeny Shevchuk ha ufficialmente proposto di cessare il rapporto e di seguire ciascuno la propria strada.
Propongo ai politici della Moldavia di compiere un passo saggio, coraggioso e responsabile, iniziando la discussione sulla formalizzazione dello stato delle cose. Sono convinto che in questo caso ci sara’ piu’ stabilita’, ed il rischio potenziale di conflitti sara’ minimizzato.
Il capo della Transnistria ha rilevato che “i tentativi di convivenza forzata non hanno prospettiva”, pertanto occorre divorziare in maniera civile, senza scandali e rottura dei piatti. Deve essere fatto quanto prima, perche’ la situazione attorno alla Transnistria sta cambiando di giorno in giorno. Negli ultimi mesi l’Ucraina e la Moldavia hanno intensificato le pressioni su Tiraspol. Chi ne soffre sono gli abitanti locali, ha detto Shevchuk.
L’idea delle sanzioni e dei blocchi e’ vulnerabile in quanto assomiglia al sequestro di ostaggi, i danni maggiori li subiscono non i politici che prendono le decisioni, bensi’ la popolazione civile, le sanzioni conducono al crollo del tenore di vita e al degrado della sfera sociale.
Shevchuk ha ricordato anche che nel 2006, quando Tiraspol ha svolto il referendum, il 97% dei cittadini si e’ pronunciato in favore dell’ adesione alla Russia.
Vorrei citare la signora Eleanor Roosevelt: “Il futuro appartiene a quelli che credono nella bellezza del loro sogno”. Il nostro sogno e’ una Transnistria prospera e indipendente insieme alla Russia. “C’e’ una cosa piu’ forte di tutti gli eserciti del mondo, e questa e’ un’idea il cui momento e’ ormai giunto”. Parafrasando queste parole di Victor Hugo, voglio dire che per la Transnistria e’ giunta l’ora delle decisioni”.
Queste parole cosi’ categoriche sono dovute in particolare agli ultimi avvenimenti in Ucraina. Nell’Est dell’Ucraina e’ stata proclamata la Repubblica popolare di Donetsk, le autorita’ locali hanno chiesto a Mosca di inviare nella regione una forza di pace. E’ un altro segnale agli USA e all’UE che devono prendere in considerazione i legittimi interessi degli abitanti delle regioni orientali dell’Ucraina e della Transnistria.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_04_08/La-rottura-delle-relazioni-tra-Transnistria-e-Moldavia-0957/
Crimea e Sebastopoli soggetti della Federazione Russa nella Costituzione
La nuova edizione della Costituzione è stata pubblicata oggi sul portale web ufficiale di informazioni giuridiche. Le due nuove entità sono state incluse nell’elenco di cui all’articolo 65 del capitolo III (“La struttura federale”) della Costituzione della Russia
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_04_11/Crimea-e-Sebastopoli-soggetti-della-Federazione-Russa-nella-Costituzione-4954/
Non solo gas, ecco perché all’Europa serve essere amica della Russia
Per nostra fortuna si sbagliavano totalmente e le numerose scoperte di nuovi giacimenti han dimostrato che l’esaurimento delle riserve di idrocarburi era ancora lontano. Addirittura negli ultimi anni sono state esperite, grazie a nuove tecnologie, nuove e inaspettate fonti di gas e petrolio da terreni fangosi e con estrazioni in orizzontale anziché in profondità.
Queste ultime tecniche e gli sconvolgimenti socio politici che si sono verificati tra gli ultimi anni del ‘900 e i primi di questo secolo stanno però causando rivolgimenti ancora più pericolosi di quanto immaginato da quei rispettabilissimi personaggi. Si tratta di sconvolgimenti che modificheranno drasticamente i prossimi equilibri geo-politici e che originano da due fattori: i luoghi da dove il gas e l’olio da scisto sono estraibili in grandi quantità e l’ascesa di nuovi protagonisti economici quali la Cina, l’India e il Brasile.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha pubblicato uno studio, il World Energy Outlook, secondo il quale nei prossimi venti anni la crescita dell’85 per cento del consumo di energia verrà dalla regione Indo-Pacifica e, in particolare, fino al 2025 la Cina rappresenterà da sola il quaranta percento dei nuovi consumi, mentre, dopo quella data, sarà l’India a diventare il più grande consumatore mondiale di idrocarburi. Nello specifico, crescerà di più la domanda di gas, mentre per il petrolio l’aumento ci sarà, ma inferiore.
Noi siamo nati e ci siamo abituati a un mondo in cui il grande sviluppo economico europeo e nordamericano attirava il maggior rifornimento di prodotti energetici e i più importanti fornitori erano il Medio Oriente e la Russia. Tutta la politica internazionale del novecento ha girato attorno a questa realtà e le vie di comunicazione che legavano quei produttori e quei consumatori costituivano i nodi cruciali della geopolitica.
I primi segnali che le cose cominciassero a cambiare furono quando gli utilizzatori di varie materie prime si trovarono di fronte agli aumenti di prezzi dovuti al forte incremento della domanda cinese. All’inizio fu l’acciaio, poi venne l’”invasione” cinese dell’Africa. Solo la crescita dell’offerta di gas e petrolio non ne fece esplodere i prezzi, che comunque si mantengono tuttora ben al di sopra delle medie della fine del secolo scorso e della crisi degli anni settanta.
Ma questo non costituisce che l’inizio della nuova situazione che ci troveremo ad affrontare.
Le economie più dinamiche dei Paesi in forte sviluppo assorbiranno quantità sempre maggiori di energia e sarà naturale che i percorsi da considerarsi strategicamente più rilevanti saranno proprio quelli tra i Paesi produttori e i nuovi, più importanti, utilizzatori.
Ai produttori abituali si aggiungono, proprio grazie allo shale gas e al fracking cui accennavo poco sopra, gli Stati Uniti e il Canada (ma anche il Brasile, con i nuovi ritrovamenti). Entrambi sono oramai energeticamente auto sufficienti e in poco tempo saranno certi di diventare anche esportatori. La domanda più grande essendo in est-Asia, è naturale che, a questo punto, i luoghi strategicamente cruciali si sposteranno dal Mediterraneo/Atlantico al Pacifico e che nuove vie di comunicazione assumeranno l’importanza politica che avevano le attuali. Ne fanno testo le tensioni crescenti per il controllo del Mar della Cina e dello stretto di Malacca.
Perfino la Russia, che aveva come principale cliente i Paesi europei e aveva orientato i propri gasdotti e oleodotti verso ovest, ha già cominciato a costruirne di nuovi con direzione est, così come hanno fatto i Paesi dell’Asia centrale, Turkmenistan e Kazakhstan.
Tutto ciò prescinde, in Cina e India, da possibili evoluzioni politiche interne che, se di segno negativo, potrebbero rallentare di qualche anno la realizzazione di quanto descritto. Ma l’imponente dimensione demografica di queste aree e il loro correre verso lo sviluppo economico prevarranno comunque, prima o poi, su qualunque sconvolgimento politico potesse avvenire.
In altre parole, siamo di fronte a una situazione molto simile a quello che accadde al Mediterraneo dopo la scoperta delle Americhe: la perdita della centralità. La nostra Europa vede oggi il forte rischio di diventare un soggetto perdente su tutti i fronti: non più destinazione ne’ centro di passaggio dell’”oro nero”, un’economia “stentata”, minore attrattiva come mercato di sbocco e, probabilmente, prezzi in salita dovuti alla nostra diminuita capacità negoziale.
In questo scenario, del tutto realistico e probabilmente inevitabile, aumentano le perplessità di fronte alla politica di chi vorrebbe continuare a vedere nella Russia un pericoloso “nemico”, dimenticando che quel Paese resta pur sempre la più grande riserva di materie prime al mondo.
Senza voler mettere in discussione la nostra tradizionale amicizia con gli Stati Uniti, non si può non notare che per loro, ricchi e autosufficienti come sono, l’amicizia con la Russia potrebbe non essere indispensabile, mentre per noi europei le cose stanno ben diversamente. Solo se sapremo coltivare virtuose sinergie, anche energetiche, con questo enorme Paese potremo sperare di mantenere qualcosa del nostro benessere e del nostro ruolo attuale.
I russi hanno ancora (e lo avranno per lungo tempo) la necessità del nostro know-how e dei nostri prodotti e, sicuramente, non amano l’idea di “consegnarsi” totalmente ai vicini cinesi di cui temono l’invadenza e la potenza demografica.
Che utilità sarebbe per noi, dunque, averli contro? In un mondo che capovolgerà la direzione delle vie di comunicazione e lascia presagire una nostra possibile marginalizzazione ci conviene, al contrario, tenerci ben stretti quegli amici che possono offrirci ciò di cui noi necessitiamo. Salvo che non si accetti la prospettiva di diventare ininfluenti nel mondo e, magari, i nuovi “poveri”. Esattamente come capitò alle nostre Repubbliche Marinare dopo il 1492.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_04_11/Non-solo-gas-ecco-perche-all-Europa-serve-essere-amica-della-Russia-4422/
La crisi Russia-NATO ed il negoziato sul nucleare
Oggi, martedì 8 aprile, si apre a Vienna il terzo round negoziale tra P5+1 ed Iran sulla questione nucleare. La recente crisi nei rapporti tra Russia e Paesi occidentali avrà ripercussioni sull’esito dei negoziati? In 3 sorsi.
LO STATO ATTUALE – A seguito dell’incontro tra i ministri degli esteri dei Paesi NATO, avvenuto la scorsa settimana, ogni forma di collaborazione militare e civile con la Federazione Russa è stata sospesa. La risposta russa non si è fatta attendere e nel corso della settimana si è registrato un botta e risposta tra i protagonisti della vicenda. Nel frattempo, la settimana scorsa a Vienna si svolgevano i colloqui, a livello di tecnici del settore, del negoziato sulla questione del programma nucleare iraniano; obiettivo era preparare gli aspetti tecnici per l’incontro diplomatico che comincia oggi. Fino ad ora i negoziati si sono svolti in maniera positiva, pur essendo le parti in causa franche sulle proprie posizioni. Diversi punti che dovevano essere risolti sono già stati discussi negli incontri precedenti avvenuti a marzo e, nonostante lo stadio finale dei negoziati sia ancora lontano, sia il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif che funzionari del governo statunitense sperano che si giunga presto alla stesura di una prima versione dell’accordo definitivo, da raggiungersi entro il 20 luglio secondo quanto stabilito dall’accordo temporaneo siglato a novembre.
LUCI ED OMBRE – La partita del negoziato con l’Iran è molto importante per l’amministrazione Obama e la Russia ha esercitato un ruolo non marginale per assicurare il raggiungimento dell’accordo di novembre. Dunque, Mosca potrebbe tentare di giocare la carta iraniana per indurre americani ed europei a trovare un punto di incontro sulla crisi in Ucraina. Già il mese scorso l’agenzia Interfax riportava le seguenti parole di Sergei Ryabkov, vice ministro degli esteri russo e capo della delegazione russa per i negoziati tra P5+1 ed Iran: “Non desideriamo utilizzare questi colloqui come un elemento per alzare la posta in gioco […] Ma se ci costringessero effettueremo azioni di ritorsione anche in questo settore”. Ryabkov ha continuato affermando che l’importanza storica dei fatti in Crimea è incomparabile rispetto alla posta in palio nella questione iraniana. E recentemente sempre Ryabkov ha affermato che non si nutrono grandi aspettative dall’incontro di oggi, ma che vi sono ancora il tempo e l’opportunità per trovare una soluzione definitiva. Intanto fa discutere un possibile accordo tra Mosca e Tehran per la fornitura di petrolio iraniano in cambio di beni per un totale di circa 20 miliardi di dollari; ciò renderebbe l’Iran meno esposto alle sanzioni impostegli e dunque probabilmente più fermo nelle proprie posizioni nei negoziati. Gli Stati Uniti, tramite un proprio funzionario, hanno fatto sapere che qualora questo accordo violasse i termini delle sanzioni adotterebbero azioni appropriate nei confronti dei defezionisti.
REALISTICAMENTE – Al di là della retorica, la Russia ha interesse che si raggiunga un accordo sul nucleare iraniano. Nello scenario in cui l’Iran riuscisse ad acquisire l’armamento nucleare nell’intera regione del Medio Oriente potrebbe entrare in crisi il regime stabilito dal trattato di non-proliferazione nucleare. Inoltre le tensioni che tornerebbero al massimo dell’intensità potrebbero portare ad una crisi con il relativo rischio della chiusura dello stretto di Hormuz, dal quale passa buona parte del petrolio commerciato a livello mondiale. Certo la tentazione di togliere all’amministrazione statunitense una preziosa vittoria può indurre in tentazione, ma sarebbe una vittoria per il Cremlino anche il raggiungimento di un accordo per il quale il proprio ruolo è risultato fondamentale. Tutto sommato, gli elementi a favore del raggiungimento di una soluzione della questione iraniana sono di più rispetto a quelli sfavorevoli.
Matteo Zerini
http://www.ilcaffegeopolitico.org/17237/crisi-russia-nato-ed-negoziato-nucleare
War Games — Ukraine as the Focus of Imperialist Conflict
Crimea asks to join Russia after Soviet-style vote ; Ucraina: “Farsa”. E blinda i gasdotti
Un reportage BBC sui nazisti ucraini ; La crisi tra Russa e Ucraina affonda le borse , tonfo di Mosca
Ucraina: i militari di Kiev passano con le autorità filorusse ,Yarosh ( destra), milizie contro intervento Mosca ; una voce disperata dalla sicilia
Ucraina, in Crimea “6mila russi e 30 blindati”. Monito di Obama ; perchè Crimea ?Ma questo è solo uno scenario di un piccolo sito ….o forse no?
Grandi giochi nel Caucaso – Storia del nazionalismo in Ucraina d
Guerra polacco-ucraina
Putin orders ‘combat readiness’ tests for western, central Russian troops
Ucraina : “Gli eroi non muoiono mai”; o crepano per la Russia o crepano per l”Europa democratica
La posta in gioco in Ucraina ; citazioni di Lenin sulla guerra