PLATONOV, L’UOMO SENZA QUALITA’ DI CECHOV – Film about Dodin and MDT. English version. Part 2. – Oncle Vània- Lev Dodin

Dell’esistenza di opere inedite di Cechov si sapeva da tempo. Già nel 1914 A. Gruzinskij-Lazarev aveva scritto sui romanzi e le opere teatrali di Cechov andati perduti. Accenni a questo o quel racconto, a questa o quella opera teatrale, s’erano avuti anche prima, ma casualmente: e tra l’altro ne aveva parlato il fratello dello scrittore M. P. Cechov sia nelle sue Memorie sia nella parziale biografia di Anton Pavlovic premessa al secondo volume delle lettere. L’interesse aumentò dopo la rivoluzione con l’apertura degli archivi, statali e privati. A questa fonte si deve appunto la conoscenza di due opere teatrali cechoviane note solo per tradizione o di seconda mano. Quella cioè «Senza titolo» (dal cui eroe Platonov deriva il titolo sotto il quale è nota oggi) pubblicata a Mosca nel I923 nel testo ricavato direttamente dal manoscritto di Cechov, conservato originariamente nell’archivio dello scrittore ed entrato a far parte dell’«Archivio centrale» russo nel 1920 e quella intitolata Tatjana Repina pubblicata due volte, nel 1924 e nel 1925, la seconda volta in un testo collazionato sull’originale.

dall’Introduzione di Ettore Lo Gatto

http://www.einaudi.it/libri/libro/anton-p-cechov/platonov/978880655004

Platonov è un testo giovanile di Čechov, riemerso vent’anni dopo la morte del suo autore, che merita la ribalta della scena non fosse altro che per il confronto con i più grandi capolavori del drammaturgo russo. Questa operazione è resa oggi possibile grazie all’efficace riduzione che Nanni Garella ha voluto compiere su questo dramma, ripulendolo da eccessive lunghezze e verbosità e traducendolo in un linguaggio asciutto e drammaticamente diretto che lo avvicina maggiormente ai drammi della maturità del suo autore. Il risultato pare riuscito: si sente l’ineluttabilità del vivere, la pesantezza di un presente che non lascia spazio al futuro, il fallimento più totale.

Eroe di questo dramma è Platonov, considerato dalla comunità che lo circonda, un uomo intelligente, simpatico, forse una testa calda ma da rispettare. Ed è così: Platonov fa il maestro elementare, un mestiere onesto, ma che agli occhi degli altri poco si addice ad un temperamento brillante e ad un ingegno vivo. Realmente Platonov è creduto un uomo migliore in rapporto al mestiere che esercita, ed è forse questo essere inopportuno la causa del suo disagio esistenziale. Costantemente in bilico fra l’ironia e la beffa, fatica a farsi accettare dalla collettività, che in realtà lo giudica un buono a nulla, uno scialacquatore, un ciarlatano, un fallito. La vita non ha speranza, la felicità non è che un’amara disillusione, acuita dalla dipendenza dall’alcol, dall’incomunicabilità con la moglie e dalla disperata e ossessiva ricerca di rapporti con altre donne. Paragonato al Don Giovanni molièriano, Platonov accoglie in sé la condizione di miscredente totale nei confronti della società e di se stesso in primis.

Alessandro Haber e la compagnia in generale, con una bravissima Susanna Marcomeni quale Anna Petrovna, assecondano la volontà autodistruttiva di tutti i personaggi, ma risultano male inseriti in un’ambientazione trasposta, come ha dichiarato lo stesso Garella, alla fine del Novecento. Come ha dimostrato la sapiente riduzione di Garella, che ha tolto la prolissità e l’incompiutezza a questo dramma, così si poteva tralasciare questo paragone inutilmente ridondante.

http://www.nonsolocinema.com/Platonov-di-Anton-Cechov_14946.html

Commedia senza titolo

“Commedia senza titolo riflette la vita. Anche la vita è letteralmente una commedia senza titolo. Soprattutto la nostra vita di oggi. Un giorno avrà una sua definizione e sarà etichettata ma per il momento rimane senza titolo. Vita. Fino alla morte, la quale, come scriveva Čechov, è un evento che non determina e non cambia niente. Anche la morte dell’eroe non può cambiare niente. Soprattutto perché non c’è nessun eroe attorno al quale ruota l’opera. Non c’è alcuna forza, solo debolezza, debolezza ed ancora debolezza. Il Platonov che alberga in ognuno di noi è malato, ad eccezione di coloro che non avvertono alcun dolore. Almeno per il momento. Ciò significa che questo è il loro momento. Ma la storia non riguarda queste persone, sebbene siano loro a costruire la storia di oggi, loro che imbrogliano e hanno la capacità di mettere le persone le une contro le altre. Loro agiscono. Sono loro gli attori. O perlomeno appaiono come tali. Per il momento. Ma la nostra storia, ripeto, non riguarda loro, ma coloro che soffrono anche più di Platonov, spinti dal desiderio, dalla speranza e da inutili e ridicoli ideali. Platonov. La mia vita. L’opera è incompleta. Čechov voleva forse scrivere una storia con dialoghi oppure stava annotando le impressioni sul suo tempo, e quindi non sarebbe mai riuscito ad interrompersi. Perché le impressioni non si arrestano e non possono essere sistematizzate. C’è una seconda storia nell’opera, e noi ci occupiamo di questa. Recitiamo ed ascoltiamo la nostra commedia senza titolo come fosse una moderna musica sulla vita che scorre davanti i nostri occhi, la vita da cui derivano le sofferenze di noi tutti. Questa malattia non ha nome. Non sappiamo raccontare quello che accadrà e come finirà. Noi possiamo solo affermare con sicurezza che vogliamo vivere davvero”

Lev Dodin

San Pietroburgo, 9 aprile 1997

Cast dello spettacolo

Anna Petrovna Vojnicev, giovane vedova, generalessa (Tat’jana Šestakova)

Sergej Pavolovič Vojnicev, figlio di primo letto del generale Vojnicev (Oleg Dmitrev)

Sof’ja Egorovna, sua moglie (Ksenija Rappoport)

Michail Vasil’evič Platonov, maestro di scuola rurale (Sergej Kuryšev)

Aleksandra Ivanovna, (Saša), sua moglie (Marija Nikiforova)

Marija Efimova Grekova, 20 anni (Elena Kalinina)

Porfirij Semёnovič Glagol’ev, ricco proprietario terriero (Igor’ Ivanov)

Kirill Porfir’evič, suo figlio (Oleg Gajanov)

Abram Abramovič Vengerovič, ricco ebreo (Sergej Kozyrev)

Timofej Gordeevič Burgov, commerciante (Aleksandr Zav’jalov)

Osip, giovane di 30 anni, ladro di cavalli (Igor’ Nikolaev)

Ospiti e servitori dei Vojnicev (Adrian Rostovskij, Vladimir Seleznёv, Vladimir Zachar’ev, Andrei Kryščuk, Vitalij Pičik, Danil Lavrenov, Aleksej Morozov, Konstantin Belodubroskij, Viktor Gorodkov)

Commedia senza titolo è stato presentato per la prima volta a Weimar il 4 luglio 1997, a San Pietroburgo è stato rappresentato il 16 settembre 1997. Lo spettacolo è stato candidato al premio Zolotaja Maska del 1997 come miglior spettacolo, miglior regista e miglior attore (Sergej Kuryšev), i premi sono stati assegnati nelle prime due categorie.

Il regista sostiene che questa pièce di Čechov sia uno dei più penetranti lavori di teatro drammatico a livello mondiale poiché l’autore ha affrontato un tema universale come quello dell’eterno conflitto tra gli ideali dell’uomo e il suo destino. Dodin non ha voluto dare un titolo alla sua rappresentazione perché non preparato a farlo, sostiene che sarebbe stato come dare un titolo alla vita (San Pietroburgo, 9 aprile 1997).

Čechov ha delineato nella sua opera 20 personaggi. Dodin li ha ridotti a 11, eliminando quelli intorno a cui si sviluppa una trama secondaria, e dopo molte proby ha creato uno spettacolo di quattro ore, intervallato da una pausa. Riducendo il numero dei personaggi, eliminando soprattutto la presenza di alcuni ricchi possidenti ospiti della villa, il regista ha creato una struttura compatta e definita, l’attenzione dello spettatore si concentra soprattutto sulla coppia formata da Anna Petrovna e Platonov, e sui personaggi legati ai due. I nove personaggi eliminati sono stati sostituiti con altrettanti servitori, i quali non pronunciano praticamente alcuna battuta ma ricoprono la funzione di musicisti del gruppo di musica jazz che suona durante lo svolgimento dell’azione. Il gruppo di musicisti rappresenta il punto di coesione dell’opera, una cornice che mantiene unite le vicissitudini dei personaggi. Non risalta la centralità di un personaggio rispetto ad un altro, ciò che conta è la centralità dell’opera nel suo insieme (Shevtsova, 2004). Prima di arrivare allo spettacolo presentato a Weimar sono stati necessari cinque anni di prove, durante i quali il regista ha seguito diverse linee tematiche. Inizialmente gli attori hanno concentrato la loro attenzione sulle relazioni amorose che si sviluppano nell’opera, in seguito Dodin ha voluto porre l’accento sul valore dei soldi, tema rappresentato dalla precarietà delle finanze di Anna Petrovna e dalla presenza di due presta soldi ebrei, Abram Vengerovič e suo figlio Isaak, ai quali è legato anche il tema dell’antisemitismo. Dodin ha assistito a tutte le varianti impostate dagli attori, i quali alla fine hanno presentato al regista due possibilità: uno spettacolo in cui i soldi risultano l’elemento centrale ed uno in cui il tema economico non viene affrontato. Dodin ha deciso di portare in scena la seconda proposta di spettacolo, poiché dall’inizio delle prove al debutto dell’opera sono passati cinque anni e i tempi sono cambiati: nei primi anni ’90 una forte crisi finanziaria ha scosso il Paese, alla fine dello stesso decennio nonostante la crisi ci fosse ancora, non si avvertiva più l’urgenza di questo problema, la crisi riguardava ora l’uomo nella sua essenza, nella mancanza di punti di riferimento.

Nella sua opera di riduzione dei personaggi e di impostazione dell’opera Dodin ha voluto mantenere i temi a cui si sente legato: l’aspirazione, la speranza, la perdita di speranza e la disillusione, sentimenti esemplificati da tutti i personaggi. L’incertezza è il tema centrale sia perché è un punto in comune fra tutti i personaggi, sia perché oggigiorno rappresenta uno stato d’animo in cui si riconosce la maggior parte delle persone. L’incertezza è il simbolo dell’andamento dei nostri tempi, il termine ‘epoca’ viene usato da uno dei personaggi con l’espressione ‘la nostra moderna epoca di incertezza’ (Glagol’ev).

Scena tratta dallo spettacoloIl regista ha scelto due elementi inusuali per caratterizzare la sua interpretazione dell’opera di Čechov: l’acqua e il jazz. L’acqua con la sua fluidità ed il suo movimento eterno rappresenta la vita stessa. Tutte le azioni si svolgono vicino all’acqua o nell’acqua, alcuni nuotano altri affogano. Il jazz è un genere musicale attuale, scelto da Dodin per evidenziare l’accezione dell’aggettivo moderno, che non si riferisce all’epoca in cui Čechov compose il testo, ma è da mettere in relazione con il nostro tempo.

L’ambiente scenico è suddiviso in quattro spazi: la spiaggia, due piattaforme di legno, l’una che sovrasta l’altra, collegate fra loro da alcune scale e balaustre, e un fiume. Quest’ultimo elemento caratterizza le azioni di ogni personaggio: nella scena iniziale Anna nuota nel piccolo fiume e parla con Platonov, che gioca  con gli scacchi seduto sulla sabbia, Sof’ja e Sergej in numerose scene si dedicano al nuoto, Saša si tuffa cercando la morte e viene salvata da Osip, si azzuffano nell’acqua Sergej, marito infelice di Sof’ja, e Platonov. Ogni riferimento all’acqua e le azioni ad essa correlate sono state inserite nello spettacolo da Dodin, non trovano riscontro nel testo originale di Čechov. È soprattutto Platonov a trascorrere la maggior parte del tempo nel fiume, nel quale si immerge sia con i vestiti sia senza, l’acqua diventa il suo rifugio, il posto in cui si reca quando non sa dove altro andare. Queste ‘immersioni’ diventano un simbolo della sua alienazione, un isolamento dagli altri e da se stesso (Shevtsova, 2004).

I personaggi sono sempre occupati nelle loro faccende, e indeboliti dal caldo, sono pronti ad esplodere per loScena tratta dallo spettacolo sfinimento nervoso. La tensione si avverte come se fluttuasse nell’aria. E questa paradossale combinazione, la purezza dell’acqua e la pressione nervosa, determina la suggestiva atmosfera dello spettacolo, un senso di oppressione avvolge il pubblico che assiste impotente ai tradimenti e agli imbrogli che si consumano nella tenuta. Le azioni dei personaggi comunicano una forte tensione alla quale Platonov e gli altri ospiti della tenuta di Anna Petrovna cercano di evadere rifugiandosi nell’acqua. Un’atmosfera opprimente creata insieme al regista, dallo scenografo Poraj-Košic e dal tecnico delle luci, Oleg Kozlov. Il primo ha ideato l’ingegnosa e complessa struttura scenografica, l’altro ha riprodotto la fluidità della vita attraverso giochi di luce ed ombra creati dalla presenza di numerosi proiettori posti vicino all’acqua. I proiettori sono stati usati anche per evocare sulla scena il calore estivo che tanto influenza i comportamenti dei personaggi, soprattutto per quanto riguarda la ricerca di refrigerio nel fiume. La vita, così come è simboleggiato dal fiume, scorre pacificamente portando via ansie e malinconia. Gli artisti che hanno lavorato in questo spettacolo hanno dovuto seguire un’intensa preparazione per acquisire la capacità di parlare e nuotare nello stesso tempo. Valerij Galendeev, uno dei maestri di recitazione del Malyj, ha seguito l’allenamento degli attori. La preparazione seguita comprendeva esercizi di respirazione attraverso cui poter acquisire un controllo totale del proprio respiro, necessario poiché in molte scene gli artisti dovevano entrare ed uscire velocemente dal fiume, tanto che spesso non riuscivano a sentire le proprie parole (Shevtsova, 2004). L’allenamento fisico degli artisti è servito anche per prepararsi a sopportare il grande calore emanato dai proiettori ideati per la scenografia.

Il secondo elemento voluto da Dodin nello spettacolo è il jazz. Il regista si è avvalso della collaborazione dei maestri Michail Aleksandrov, Elena Lapina e Evgenij Davydov. Dopo aver raccolto canzoni e musica per la durata di 12 ore, sono stati inseriti nello spettacolo diversi tipi di stili che assecondano i ritmi che assume l’opera nel suo sviluppo: ‘Parlami d’amore Mariù’, brani jazz di Mulligan e Brubeck, tanghi di Piazzolla, la Marcia Nuziale di Mendelssohn, il ‘Libiam’ dalla Traviata, romanze russe sono alcune delle musiche selezionate per accompagnare l’intreccio delle azioni compiute da Platonov e dagli altri personaggi. Ogni attore ha la sua parte musicale. Prendono in mano gli strumenti, partono con il proprio assolo, completano con la musica ciò che rimane inespresso dalla parola, commentando ironicamente parole e fatti, suonano il violino, il violoncello, le percussioni e i fiati. Gli attori dialogano attraverso frasi musicali, che aiutano ad organizzare l’azione scenica e a schermare sarcasmo e drammaticità.

Dodin ha messo in scena uno spettacolo tragicomico e contemporaneo, forse il più forte e armonico spettacolo teatrale degli ultimi anni, lo spettacolo di una confessione artistica (Marčenko, 2002).La fluidità è un elemento centrale nello spettacolo di Dodin. È come se il regista muovesse degli eterni fili invisibili, esplorando la tragicità degli aspetti dell’essere umano, in un processo che non conosce né inizio né fine. Il regista prende in esame ogni singolo momento della vita in una prospettiva storica e nella giovanile protorappresentazione di Čechov è come se volgesse l’attenzione al passato da una posizione di matura sobrietà della nostra attuale visione del mondo (Marčenko, 2002). Dodin ha rappresentato con questo spettacolo un ponte fra il grande teatro di prosa, la commedia musicale e un concerto jazz, per rendere nella ‘nostra moderna epoca di incertezza’ la delicata ed istrionica capacità poetica dell’allora giovane autore Čechov (Ronfani, 1999).

http://cisadu2.let.uniroma1.it/ronchetti/matmultimedia/ronci/sito/commediasenzatitolo.html

 

DALLE MEMORIE DI UN UOMO IRASCIBILE

http://www.controappuntoblog.org/2013/05/02/dalle-memorie-di-un-uomo-irascibile/

il Gabbiano di Anton Čechov | controappuntoblog.org

Anton Cechov, arriva lo starnuto | controappuntoblog.org

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Il treno in Pirandello e CECHOV | controappuntoblog.org

A chi mai canterò la mia tristezza?…Kapell: Rachmaninov

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