Fernando de Lucia Mezza Voce… – Fernando De Lucia – RIGOLETTO (Phonotype 1918) – Truesound Transfers : musica, canta Napoli

 

il tempo,  in De Lucia, è molto dilatato, per  curare il legato e arricchire il fraseggio : un  cesellatore raffinato , un duca di Mantova particolare, ad ogni modo un vero signore!

FERNANDO DE LUCIA
di Antonio Sciotti
 


Fernando De Lucia nasce a Napoli l’11 Ottobre del 1860 e muore, sempre a Napoli, il 21 febbraio del 1925 all’età di 64 anni. Celebre tenore, inizia a cantare a Caserta durante il servizio militare, in occasione di una festa reggimentale in onore del ministro Mancini. Da giovane studia al Conservatorio di S. Pietro a Majella sia il fagotto sia il contrabbasso sia il canto. Il 9 marzo del 1885, dopo un inteso lavoro con il M° Vincenzo Lombardi, debutta al Teatro S. Carlo di Napoli nel “Faust” di Gounod. Da questo momento diventa ufficialmente tenore di grazia (con le eccezioni nei ruoli tenuti in “Carmen” e in “Gioconda”) con una voce sottile, ricca di mille sfumature, e con intonazioni d’impronta drammatica.

Ma ciò che più incanta e la capacità di De Lucia di produrre un’ampia scala di variazioni d’intensità e di usare la voce come vero e proprio strumento musicale. Tra il 1885 ed il 1900, il tenore interpreta numerose opere, riscuotendo in tutto il mondo consensi ed ovazioni (tra questi successi oltre i confini ricordiamo le rappresentazioni de “La Boheme” e della “Tosca” nella capitale inglese). Ma è pur vero che la conversione stilistica, che porta il cantante napoletano ad avere in repertorio opere come “Boheme”, “Tosca”, “Manon” e “Zazà”, costa a De Lucia un prematuro decadimento (lento e graduale) delle qualità vocali (come ci riferisce il critico Gianni Cesarini).

Per tutto l’inizio ‘900, infatti, dopo numerosi successi (nel 1893, in una famosa edizione di “Pagliacci” De Lucia debutta come vero e proprio cantante verista), il tenore inizia drasticamente a diminuire i suoi impegni, giustificati dai contratti discografici con la HMV e Fonotipia che lo tengono impegnato per lungo tempo in sala d’incisione.

Nel 1917, nella cara Napoli, De Lucia decide di chiudere la sua carriera con l’opera di Mascagni “Amico Fritz”. Un addio pieno di commozione con ovazioni e applausi interminabili del pubblico. Michele Uda (critico del Pungolo), per l’occasione, definisce la voce di De Lucia incantatrice: “…il pubblico scopre nella sua ugola una dolcezza colma d’espressioni carezzevoli, un fraseggiare così netto, un’intonazione più che sicura…”.

Chiusa la parentesi del palcoscenico, il tenore decide di dedicarsi all’insegnamento ed all’incisione di dischi. Il 24 maggio del 1917, infatti, De Lucia firma un contratto discografico di £ 36.000 con la Phonoelectro (Phonotype) di Americo Esposito per l’incisione di tre brani al mese, per un arco di tre anni. Il contratto, invece, si allunga fino al 1922 con “Marechiaro”, ultima incisione in assoluto del tenore. Anche il minimo dei tre brani mensili non sarà mai rispettato. De Lucia, infatti, incide, in questo lasso di tempo, migliaia di 78g.

Nel solo 1917, partendo dal 24 maggio, data della prima incisione, il tenore registra, con l’Orchestra Sassano, ben cento canzoni (quasi tutte romanze).

 

http://www.hitparadeitalia.it/napoli/articoli/deluciaf.htm

 

http://www.arkivmusic.com/classical/album.jsp?album_id=1059377



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