Sinfonia n. 5 in do diesis minore Gustav Mahler

Sinfonia n. 5 in do diesis minore

in cinque tempi per orchestra

Musica: Gustav Mahler

Parte I:

  1. Trauermarsch. In gemessenem Schritt. Streng. Wie ein Kondukt
    (Marcia funebre, Con andatura misurata, Severamente, Come un corteo funebre)
  2. Stürmisch bewegt. Mit größter Vehemenz
    (Tempestosamente mosso, Con la massima veemenza)

Parte II:

  1. Scherzo. Kräftig, nicht zu schnell
    (Scherzo, Vigoroso, non troppo presto)

Parte III:

  1. Adagietto. Sehr langsam
    (Adagietto, Molto lento)
  2. Rondo-Finale. Allegro. Allegro giocoso. Frisch
    (Rondo-Finale, Allegro, Allegro giocoso, Brioso)

Organico: 4 flauti (3 e 4 anche ottavino), 3 oboi (3 anche corno inglese), 3 clarinetti (3 anche clarinetto basso), 2 fagotti, controfagotto, 6 corni, 4 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, tamburo, grancassa, piatti, triangolo, nacchere, glockenspiel, tamtam, arpa, archi
Composizione: Maiernigg, 24 Agosto 1902
Prima esecuzione: Colonia, Tonkünstlersaal, 18 Ottobre 1904
Prima edizione: C. F. Peters, Lipsia, 1904

Guida all’ascolto 1

Gustav MahlerConosciuto nella sua epoca più come direttore d’orchestra che come compositore Gustav Mahler nasce a Kaliste in Boemia il 7 Luglio del 1860 nella famiglia di un modesto commerciante ebreo. Nonostante le ristrettezze dell’infanzia che lasciarono un segno visibile nel suo carattere si avvicina presto agli studi musicali che porta a termine nel 1878 presso il conservatorio di Vienna.

La sua carriera di direttore d’orchestra inizia nel 1880 dal teatro d’opera di Bad Hall in Austria e prosegue poi con Lubiana (1882), Olmütz (1883), Kassel (1883-1885), Praga (1885-1886), Lipsia (1886-1888), Budapest (1888-1891), Amburgo (1891-1897).

Nel 1897 nominato direttore dell’Opera di Vienna vi resta per dieci anni portando il teatro ad uno splendore sconosciuto prima di allora, sia per la qualità delle esecuzioni che per le scelte coraggiose ed innovative dei programmi.

Il periodo viennese di Mahler in cui ebbe l’importanza che negli stessi anni Arturo Toscanini aveva in Italia, registra anche il matrimonio con la giovanissima Alma Schindler (nota 1) avvenuto nel 1902.

Infastidito dai contrasti sorti nell’Opera di Vienna e con la stampa, nel 1907 accetta un invito dal Metropolitan di New York dove assume anche la direzione della Philarmonic Society.

Rientrato in Europa nel 1911 muore a Vienna il 18 Maggio stroncato da un male inesorabile.

Nel periodo viennese si inserisce la composizione della Quinta Sinfonia nella quale Mahler decide di recidere i suoi legami con il mondo liederistico ed in particolare con la voce umana (quasi sempre presente nelle sue precedenti composizioni) per concentrarsi su una musica puramente orchestrale.

Nel 1901 reduce da una grave e dolorosa emorragia interna che lo aveva portato in fin di vita, acquista una villa a Maiernigg sulle rive del Wörthersee nella quale trascorre l’estate occupandosi come d’abitudine di composizione.

In questo ambiente nascono alcuni lavori che celebrano il trionfo dell’uomo sul dolore e sulla morte ed in particolare il primo movimento della Quinta che con il suo carattere funebre risente chiaramente dell’angoscia provata da Mahler per aver sfiorato la morte.

Il piano generale della Quinta è stato tracciato nel 1901 ma l’anno successivo quando torna a Maiernigg conAlma Mahler la giovane sposa Alma Schindler, il suo animo è totalmente trasformato e completa la sinfonia con l’introduzione dello Scherzo che diventa la parte centrale di tutto il lavoro.

Il 24 Agosto condivide la sua soddisfazione per il lavoro terminato con Alma alla quale suona al piano tutta la sinfonia che a questo punto si presenta composta dallo Scherzo come movimento centrale, da un primo doppio movimento comprendente la Marcia funebre e da un’ultima parte con il celebre Adagietto ed il Rondo-Finale.

Ma la Quinta si rivelerà la sua creazione più difficile e l’evoluzione della sua tecnica di orchestrazione oltre al suo bisogno di esprimere chiarezza, lo porterà a ritoccarla per tutto il resto della vita presentando l’ultima revisione nel 1910.

PRIMA PARTE

1. Trauermarch. In gemessenem Schritt. Streng. Wie ein Kondukt. (Marcia funebre. Con passo misurato. Severo. Come di un corteo funebre). La fanfara della tromba in si bemolle è una delle ultime evocazioni nell’opera mahleriana, del mondo caro alla sua infanzia: i richiami lontani della caserma e le sfilate della marcia militare davanti alla casa dei suoi genitori. La stessa fanfara tornerà nuovamente come una specie di ritornello per legare i diversi episodi della marcia. Nel primo episodio Plötzlich schneller. Leidenschaftlich. Wild. (All’improvviso più rapido. Appassionato. Selvaggio) il dolore fin qui contenuto scoppia con violenza e si scatena in rapidi motivi di crome sostenuti dagli accordi sincopati dei corni. La ripresa della marcia funebre e l’introduzione di un tema consolatore ristabilisce la calma e conduce al secondo episodio. Benché la sua atmosfera di dolcezza e di rassegnazione sia così lontana da quello che lo precede, il tema principale di questo episodio, non è che una variante del primo mescolato ad altri motivi già sentiti. Una breve coda si va affievolendo fino ad un pizzicato sforzato degli archi.

2. Stürmisch bewegt. Mit grösster Vehemenz. (Tempestoso ed animato. Con la più grande veemenza). ComeCaricatura di Mahler mentre dirige a Vienna nel 1900 dichiara Mahler stesso, questo Allegro in forma sonata, è il primo vero movimento della sinfonia. L’inizio dell’esposizione non presenta un vero tema ma soltanto un breve ostinato dei bassi seguito da un motivo agitato di scale ascendenti e discendenti. Il primo vero tema compare in seguito con i violini primi. Il secondo Beteutend langsamer (Nettamente più lento) non è altro che una semplice citazione quasi letterale, del secondo episodio della Marcia funebre iniziale. L’esposizione è seguita da un’ampio movimento nel quale l’angoscia e la febbre raggiungono dei parossismi di violenza che raramente si trovano in tutto il repertorio sinfonico. Nella ripresa gli elementi ascendenti ed ottimisti sembrano trionfare progressivamente fino al momento in cui gli ottoni intonano un inno di vittoria in forma di corale. Ma questa vittoria resta senza futuro perché termina nella notte nell’angoscia e nel mistero.

SECONDA PARTE

3. Scherzo: Kräftig, nicht zu schnell. (Vigoroso, non troppo veloce). Nessuna transizione addolcisce il contrasto tra la disperazione dell’Allegro ed il felice buonumore che regna lungo tutto lo Scherzo. Non solo si tratta dello Scherzo più esteso di Mahler ma è uno dei pochi in cui non si tocca alcun elemento volontariamente parodistico o caricaturale. La cosa più notevole non è nelle proporzioni gigantesche ma nell’elaborazione tematica molto complessa. Il tema iniziale è affidato al corno che ha il ruolo di solista durante tutto il movimento, accompagnato sempre da un controcanto. Quanto al tema secondario è un fugato di crome la cui prima apparizione è relativamente breve tra due esposizioni del tema principale. Segue un Trio dal ritmo graziosamente esitante che ne fa un caratteristico Valzer viennese molto differente dal tema iniziale che è di origine popolare malgrado il controcanto di cui Mahler lo ha ornato. Questo Trio è separato da un secondo dalla ripresa dello Scherzo e da uno sviluppo dell’episodio fugato. La melodia nostalgica del secondo Trio affidata soprattutto ai corni, sospende a sua volta il ritmo della danza. Un recitativo del corno avvia un lungo sviluppo dalle caratteristiche molto complesse, nel quale ricompaiono variamente intrecciati elementi di tutti i temi fin qui esposti. Il ritmo della grancassa da poi inizio alla Coda conclusiva.

TERZA PARTE

4 Adagietto: Sehr langsam (Molto lento). Dopo una tale esplosione di gioia di vivere sarebbe stato inconcepibile terminare la sinfonia in modo tragico e più ancora piazzare dopo lo Scherzo un altro movimento dello stesso carattere. Bisognava dunque creare un contrasto. Questa è la ragion d’essere del delizioso Adagietto (una semplice romanza senza parole) affidato ai soli archi dell’orchestra su un accompagnamento discreto degli arpeggi dell’arpa. E’ il momento del raccoglimento e dell’oblio dalle cose del mondo. Coloro che giudicano la grazia di questa nuova fantasticheria troppo facile e la sua attrattiva troppo immediata dovrebbero esaminare la partitura e vedere con quale sottigliezza, quale raffinatezza e quale amore ogni misura è stata finemente cesellata.

5. Rondò-Finale: Allegro giocoso. L’introduzione affidata ai legni che espongono ognuno un proprio tema, prende l’andamento insolito di un “divertimento” improvvisato. I differenti motivi che come tirati a sorte danno al movimento tutto il suo succo melodico, sono una serie di fugati ispirati a Mahler dai compositori classici viennesi. Il primo soggetto di questo movimentoderiva direttamente dal finale della Seconda Sinfonia di Beethoven. Il successivo fugato è apparentato al tema secondario dello Scherzo. Il tema del Wunderhorn Lied del 1986 Lob des hohen Verstandes (Elogio dell’intelligenza superiore) nutre poi un episodio “grazioso” che dura solo qualche battuta e sfocia in una ripresa del primo soggetto, sempre preceduto dal suo divertimento. L’intermezzo successivo che al contrario è lungamente sviluppato, combina diversi motivi che abbiamo già sentito con un nuovo delizioso giro degli archi in cui riconosciamo che tutto ciò è una semplice metamorfosi dell’Adagietto qui ripreso quasi completamente. Dopo un accelerando improvviso gli ottoni ripropongono un corale che assomiglia molto a quello del secondo movimento. Ora simbolizza la vittoria definitiva delle forze della vita sull’angoscia, sul dolore e sulla morte.

Terenzio Sacchi Lodispoto


(1) Alma Schindler figlia del pittore E.J. Schindler buona musicista, introdotta nei circoli dell’avanguardia viennese sposò poi W. Gropius fondatore della Bauhaus e sarà legata da grande amicizia con O. Kokoschka, A. Berg, R. Strauss e B. Walter.
Guida all’ascolto 2 (nota 2)

La Quinta sinfonia fu scritta da Mahler durante i mesi estivi del 1901 e del 1902 trascorsi a Maiernigg, sul Wörthersee, e riflette la piena maturità raggiunta dal compositore come artista e come uomo. A quarant’anni compiuti egli era una personalità influente dell’Opera di Vienna e uno dei più stimati direttori d’orchestra dell’epoca; le sue composizioni erano inserite nei Festivals musicali e nei programmi di direttori d’orchestra importanti, come Richard Strauss, Nikisch e Weingartner. La sua vita privata subì nello stesso periodo un cambiamento sostanziale, dopo aver conosciuto nel novembre del 1901 la figlia di un illustre pittore viennese, l’incantevole e intelligente Alma Schindler, che sposò nel marzo dell’anno successivo. Contemporaneamente a questa sinfonia Mahler compose i primi tre Kindertotenlieder (Canti dedicati ai fanciulli morti) su poesie di Friedrich Rückert, sostenitore del più acceso lirismo romantico e considerato un epigono di Goethe e della poetica racchiusa nei «Dolori del giovane Werther». Il clima sentimentale, doloroso e straziante, dei Kindertotenlieder è presente anche nella Sinfonia in do diesis minore, tanto da segnare un distacco di Mahler dal contenuto letterario delle prime quattro sinfonie, quelle che vanno sotto il nome delle Wunderhorn-symphonien, in quanto legate alle liriche medioevali popolari tedesche pubblicate da Arnim e Brentano e conosciute con il titolo del «Corno magico del fanciullo» (Knaben Wunderhorn).

La Quinta sinfonia venne eseguita per la prima volta in un concerto a Colonia il 18 ottobre 1904 sotto la direzione d’orchestra dello stesso autore, che raccolse un successo di stima. Poco dopo venne presentata a Praga e a Berlino con esiti contrastanti e tali da indurre il musicista a rivedere la partitura e a pubblicarla in altre due versioni, alle quali va aggiunta quella stampata nel 1964 da Peters a Vienna nella edizione curata da Erwin Ratz per conto della «Internationale Gustav Mahler Gesellschaft». L’organico strumentale di questa sinfonia, che supera la durata di un’ora, è molto denso e corposo e comprende quattro flauti, tre oboi, tre clarinetti, due fagotti, ottavino, corno inglese, clarinetto basso, controfagotto, sei corni, quattro trombe, tre tromboni, un basso tuba, quattro timpani, grancassa, piatti, tamburo, glockenspiel, tam-tam, nacchere, arpa e una massa estesa di archi, che dovrebbero figurare «in möglichst zahlreicher Besetzung», cioè nella formazione più numerosa possibile. Per questa vastità di impianto e di costruzione, oltre che per la varietà e ricchezza di immaginazione e di idee musicali, la Quinta è un’opera poderosa e massiccia che si inserisce, pur potenziandone la struttura e il discorso orchestrale, nella grande tradizione sinfonica tedesca. Essa è divisa in tre parti: la prima è costituita dai primi due movimenti, la seconda dallo Scherzo, la terza dagli ultimi due movimenti. Il tema scandito in modo persistente dalla tromba, che funge da leit-motiv, descrive il tono cupo e drammatico della marcia funebre, snodantesi come una processione (la partitura indica «Wie ein Kondukt», dal latino conducere che sta ad indicare una musica di tipo processionale, che anticamente accompagnava l’entrata dell’officiante in chiesa). La frase della tromba è certamente un ricordo, una categoria delle reminiscenze, direbbe il filosofo Adorno, delle musiche militari ascoltate da Mahler bambino, quando viveva nella cittadina di frontiera della Moravia, Jihlava. Essa poggia su due gruppi tematici di tono elegiaco, uno dei quali in re bemolle maggiore e in dolenti seste parallele, in posizione consequenziale al tema della marcia funebre, e l’altro in la minore, nella stessa tonalità del secondo movimento, che è caratterizzato da un attacco concitato e affannoso, dominato dalle strappate violente e vigorose degli archi. La musica sale di tensione, fino a toccare punte di disperata drammaticità; l’orchestra aumenta di spessore e il gioco strumentale si infittisce e sfocia in un corale in re maggiore degli ottoni di luminoso splendore, rielaborato successivamente nel Rondò conclusivo. Il grido di disperazione si attutisce e si estingue tra sonorità dolci e delicate: un colpo secco e pianissimo dei timpani pone fine all’Allegro.

Lo Scherzo di rilevante estensione (dura quasi 18 minuti) ha la fisionomia ritmica di un caratteristico Laendler austriaco, annunciato da un tema gioioso dei corni, cui segue un agile e fresco contrappunto tra la cornetta e i primi violini. Il Trio centrale è contrassegnato da un malinconico e nostalgico assolo di corno, riecheggiante il mondo fantasioso e fanciullesco del ciclo poetico del «Knaben Wunderhorn» e in un certo senso anche schubertiano e bruckneriano. Su questo tema si innesta un motivo di valzer elegante e spigliato, prima di ritornare al clima festoso iniziale, concepito in forma di variazione su una intelaiatura sinfonica densa e succosa, espressione del tormento compositivo del musicista.

Il momento distensivo e contemplativo della sinfonia è racchiuso nell’Adagietto per arpa e archi, dove la sensibilità creatrice mahleriana tocca uno dei punti più alti e commoventi della propria inventiva. E’ una celebre pagina in forma di Lied (A B A), il cui seme melodico troverà ampia risonanza nei Kindertotenlieder; lo struggente psicologismo romantico in essa racchiuso si esprime attraverso un interessante passaggio di modulazioni dal fa maggiore al sol bemolle maggiore, con accordi e impasti armonici di sapore vagamente tristaneggiante. Il senso introspettivo dell’Adagietto è in netto contrasto con il carattere estroverso e brillante del Rondò successivo, preceduto da un «sipario» di ventitré battute nel quale una figurazione umoristica dei fagotti è seguita dalla melodia corale del secondo movimento, in questo caso intonato dal clarinetto. Lo sviluppo del Rondò è irresistibile ed è contrassegnato dalla fuga molto animata e vivace degli archi, di impronta classicheggìante: più volte Mahler rievoca in forma di variazione il tema cantabile dell’Adagietto e termina la sinfonia con un taglio contrappuntistico e corale di possente respiro e alla maniera di Bruckner. Secondo alcuni musicologi in questo finale si riconoscono varie presenze: da certi passaggi della Sinforna «Oxford» di Haydn alla «Jupiter» di Mozart, dall’ultimo tempo della Seconda sinfonia di Beethoven ad alcune trovate provenienti dai Maestri cantori di Wagner. Ma non si può negare che la sigla espressiva di questa partitura non sia profondamente mahleriana, in quanto, come ha scritto Bruno Walter, la Quinta sinfonia «è fatta di musica appassionata, selvaggia, piena di pathos, briosa, solenne, delicata e piena di tutte le sensazioni dell’anima umana». Non per niente essa è stata paragonata al romanzo-fiume di stile proustiano, dove realtà e immaginazione si fondono in un modello sintattico ed estetico in continuo sviluppo e cambiamento di situazioni psicologiche.


(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell’Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 9 Maggio 1982, direttore Aldo Ceccato

http://www.flaminioonline.it/Guide/Mahler/Mahler-Sinfonia5.html



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