In Difesa della Sperimentazione Animale : ogni specie è specie…

In Difesa della Sperimentazione Animale

Considerazioni sulla presa di posizione dell’UAAR

Un caso difficile da gestire per l’UAAR: l’antispecismo di alcuni componenti dell’associazione è piuttosto noto. Coraggiosa la mossa nello scegliere di affrontare l’argomento, curioso il fatto che il comunicato abbia un’impostazione “democristiana” (in un certo senso si potrebbe dire “Renziana”), ovvero l’UAAR si schiera a favore della sperimentazione animale ma infila qua e là qualche frasetta ad effetto che rende meno chiara l’esposizione consentendo (vanamente) di calmare gli animi dei vari esponenti “animalari”.

D’altronde i movimenti atei e la sperimentazione animale sono precariamente connessi.

Punti di connessione: le associazioni atee danno grande importanza alla ricerca scientifica e al progresso tecnologico, in fin dei conti è la scienza che ha sostituito la religione dimostrando di essere (in un certo senso) l’antagonista che alla lunga dimostra di raggiungere i risultati (quelli veri), l’allungamento della vita media è un eclatante risultato della ricerca scientifica e anche della sperimentazione animale. In generale il più alto numero di atei che lavorano nella scienza è rappresentato dai biologi (magari c’entra anche Darwin) e un biologo che conosce come si lavora in ambito scientifico difficilmente ti verrà a raccontare che la sperimentazione animale sia inutile.

Punti di contrasto: l’ateismo (come tendo a sostenere da un po’) è un fenomeno che può essere separato dall’analisi individuale. Diventa fenomeno di massa e, in un certo senso, fa tendenza generando i “falsi atei” (quelli che cercano surrogati religiosi) le persone che giungono all’ateismo in maniera “sgangherata” (generalmente sono anche i più aggressivi e hanno argomentazioni deboli). Le mode comportano all’omologazione delle opinioni, i fenomeni modaioli del momento sono: vegetarianesimo (veganesimo), animalismo, ateismo … e ovviamente i tizi del movimento 5 stelle.

L’antispecismo merita una discussione a se stante: la filosofia atea tende, giustamente, a collocare l’essere umano in una posizione non preferenziale all’interno della natura. Questo significa che l’uomo non è più importante del verme nel contesto naturale. Si potrebbe pensare quindi che anche gli animali siano soggetti di diritto e che meritino le stesse garanzie che valgono (o che dovrebbero valere) all’interno della comunità umana. Be’ questo ha un ché di “religioso”.
L’antispecismo sembrerebbe essere un movimento dal forte impatto anti-antropocentrico, in realtà è l’esatto opposto. Difatti non esiste specie in natura che si comporta mettendo gli interessi degli altri al di sopra di quelli del proprio “branco” o dei propri. In sostanza la natura è “egoista” (per riprendere il termine utilizzato da un noto biologo) è una stronza che ti pugnala alla schiena appena ti rilassi un attimo. L’antispecismo pretende la trasposizione delle dinamiche etiche umane al mondo animale pretendendo che alcuni diritti valevoli per le comunità umane siano “assoluti”. In sostanza l’antispecismo mette l’uomo in mezzo agli altri animali per ciò che riguarda i diritti ma eleva il pensiero umano mettendo inevitabilmente i suoi fautori in posizione centrale. Be, il diritto alla vita non esiste in natura, anzi la morte ne è una componente essenziale. Ogni essere vivente lotta contro la natura proprio in virtù dell’istinto alla sopravvivenza. L’etica umana (i diritti fondamentali dell’uomo) sembrano appartenere ad una sfera esclusivamente etica (quasi metafisica e non razionale) in realtà sono “destrutturabili” e riconducibili alla semplice utilità funzionale del singolo… in sostanza i diritti fondamentali dell’uomo hanno una chiara matrice egoistica. Sembrerà strano ma senza molti diritti fondamentali le comunità sociali cesserebbero di esistere o quantomeno tenderebbero a disgregarsi in nuclei più piccoli e isolati (riducendo il progresso e il benessere generale)… in questo senso i diritti fondamentali dell’uomo sono di chiara matrice egoistica, si cerca di tutelari tutti per avere vantaggi per tutti i componenti del gruppo sociale.

In questo contesto l’antispecismo “ateo” (intendendo con questo il fenomeno di chi approccia l’ateismo attraverso percorsi deboli) è al contempo una posizione filosofica che priva l’essere umano di una componente comportamentale comune a tutti gli esseri viventi (l’istinto di sopravvivenza), e che mette le produzioni etiche umane al centro dell’universo. In sostanza ci rende uguali agli animali nei confronti delle elaborazioni umane (i diritti) e ci mette in posizione gerarchica nei confronti della natura.

L’ateo in generale, ma più nello specifico l’uomo razionale, dovrebbe essere anti-antropocentrico ponendi l’essere umano all’interno del contesto naturale (non siamo migliori o peggiori degli animali, semplicemente siamo animali e ci comportiamo come si comporterebbe un animale).

[Vincenzo]

http://difesasperimentazioneanimale.wordpress.com/

Non voglio più rispondere a milioni di commenti identici a questo.

Cercherò di essere sintetico. La premessa da cui parti è sbagliata, perché assimili la “”vivisezione”” come tortura, e quindi come una forma di punizione da destinare a chi commette reati piuttosto che ad animali “indifesi” (a parte che anche un uomo disarmato ed imprigionato è reso inerme tanto quanto qualsiasi altro animale, quindi non capisco perché per gli animalisti l’essere indifesi è prerogativa degli animali, ma forse hai usato “indifeso” come sinonimo di “innocente”, tuttavia credere all’immacolata innocenza degli animali è una fantasia animalista che non ha attinenza con la realtà, gli animali sono in grado di nefandezze inconcepibili per l’uomo, per certe specie l’infanticidio è la prassi).

La sperimentazione non è una tortura perché il proposito per cui si pratica è diverso: lo scopo della sperimentazione è la ricerca, non certo l’infliggere dolore!
E Per questo infatti esiste tutta una serie di procedure rigorose volte a minimizzare la sofferenza negli animali impiegati nella sperimentazione. Queste procedure (che non si limitano all’anestesia, ma ne esistono di varie come il rinforzo skinneriano) sono obbligo di legge, inoltre è nell’interesse dello stesso ricercatore adottarle (perché lo stress dell’animale pregiudica l’esito della ricerca), e per di più i periodici scientifici radiano quei ricercatori che maltrattano gli animali (e ciò equivale alla disoccupazione per un ricercatore).

Nella tua proposta (che è oltremodo comune nel popolo animalista) è implicita la percezione della sperimentazione come tortura, ergo mostri elevata immoralità nel volerla applicarla ai detenuti: in pratica dal tuo punto di vista (sperimentazione = tortura) stai manifestando l’intenzione di punire i criminali torturandoli, perciò consideri la punizione dei crimini in maniera becera, bestiale, primitiva, brutale e barbarica. Per voi animalisti la punizione del reato è intesa come vendetta e serve ad infliggere sofferenza ai colpevoli (o anche solo agli accusati).
L’etica di noi razionalisti è diversa e discende dall’illuminismo (vedi Dei Delitti e delle Pene di Cesare Beccaria). Per noi razionalisti la punizione di un reato è funzionale alla rieducazione del soggetto e la sua reintegrazione alla società civile. All’uomo che ha commesso reato (spesso si tratta di persone che a loro volta hanno subito reati e che hanno avuto la sfortuna di crescere in contesti difficili) deve essere offerta l’opportunità di redimersi. Esiste la capacità nell’uomo (ma non negli animali) di rendersi conto delle proprie colpe, pentirsene sinceramente e cambiare strada. Certo, nei casi recidivi, nei quali il soggetto è irrecuperabile e rappresenta un pericolo per la società, va isolato con l’ergastolo, ma Non certo torturato! Inoltre la pena detentiva deve fungere da deterrente.

Questa è un’importante differenza tra Animalisti e Razionalisti. Il colmo è che gli animalisti vantano superiorità morale nei riguardi dei razionalisti!

Finisco rammentando che, non a caso, l’unica nazione al mondo che nella storia ha abolito la sperimentazione animale per condurla sui detenuti (nella fattispecie prigionieri zingari ed ebrei) è stata la Germania Nazista.

Ma abbandoniamo l’argomento etico e passiamo a quello scientifico: la sperimentazione animale è più utile di quella umana per due ragioni:

    1. I topi hanno un ciclo di vita accelerato rispetto al nostro, quindi la potenziale tossicità delle sostanze somministrate si evince nel corso di uno o pochi anni, mentre nell’uomo eventuali reazioni avverse potrebbero manifestarsi anche dopo decenni, perciò comprenderai che la ricerca verrebbe notevolmente rallentata dall’aumento dei tempi richiesti.

 

  1. L’ideale è ricercare su diverse specie di animali, perché è esattamente dall’osservazione della diversità di strutture che se ne intuisce la funzione. Potremmo citare la guaina mielinica degli assoni dei neuroni (si è capito a cosa serve con il confronto tra il sistema nervoso dei Molluschi Cefalopodi e quello dei Vertebrati), oppure il glomerulo ed i nefroni dei reni (se n’è intuito il funzionamento attraverso la comparazione di specie che vivono in ambienti a diversa reperibilità di fonti d’acqua e a diverse gradazioni di salinità).

http://difesasperimentazioneanimale.wordpress.com/2012/12/08/non-voglio-piu-rispondere-a-milioni-di-commenti-identici-a-questo/

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