«Sono gay» e si suicida a 21 anni – Fabri Fibra, o della poetica neofascista : COSA CAMBIANO LE LEGGI?

«Sono gay» e si suicida a 21 anni lanciandosi dall’undicesimo piano

italia 27 ottobre 2013

Fabri Fibra, o della poetica neofascista

by gabriella

Fabri FibraVenerdì 17, Su le mani, Non fare la puttana, Zoccole: la cantica del senso comune più degradato sale dalle periferie e si aggrega intorno a temi di genuina reazione: l’odio per le donne, l’omofobia, la frustrazione impotente, l’aggressività idiota, il ripiegamento sul piccolo gruppo e l’odio per gli outsider.

Il sentire dei liquami sociali costruisce così la poetica del risentimento paranoide che trova espressione nel rap di Fabri Fibra, in questo consapevole: “faccio il rap per i maiali”:

Non conservatevi, datela a tutti anche ai cani, se non me la dai io te la strappo come Pacciani.
Giro in casa con in mano questo uncino, ti ci strappo le ovaie e che cazzo me le cucino!
Questa classica sfigata che va in cerca di attenzione e finirà un giorno stuprata nel bagno della stazione, così ‘sta ritardata dopo i primi due cannoni si addormenta e non si accorge che le tolgo i pantaloni.
Le ragazze sono così, sono tutte molto strane, si dividono in due gruppi: le mignotte e le puttane.

Su di lui leggo in rete critiche sdegnate, difese demenziali, appelli a un’equivocata libertà d’espressione. Niente che si avvicini a un’intelligenza minima del fenomeno. Per capire cosa sia la reazione, ciò che Nietzsche chiamava il “pensare bassamente”, niente di meglio del racconto dell’incontro di Zarathustra con la propria caricatura (la scimmia):

[Zarathustra] arrivò anche alle porte della grande città: ma qui un pazzo, colla bava alla bocca, gli corse incontro con le braccia aperte e gli attraversò il cammino. Era quello stesso che il popolo chiamava «la scimmia di Zarathustra»: giacchè si era appropriato alcunchè del suo stile e della sua inflessione di voce, e toglieva anche volentieri molte cose a prestito dalla sua sapienza.

Questo è il giudizio che su di lui (sulla scimmia o, se si preferisce, sul porco a cui Fabri Fibra si ispira) esprime Zarathustra:

«Dall’amore soltanto deve uscire il mio disprezzo e il
mio uccello augurale; ma non dalla palude!
Ti si chiama la mia scimmia, o pazzo furioso: ma io ti
chiamo il mio maiale grugnente, – col grugnire mi guasti
il mio elogio della pazzia.

[…] – sedesti allora presso queste lordure, per aver un pretesto a grugnire,
– per avere un pretesto a molta vendetta! la vendetta è infatti tutta la tua schiuma,
o pazzo vanitoso; io t’indovinai bene!
Ma il tuo folle discorso mi urta anche quando hai ragione!
E se la parola di Zarathustra avesse pur mille ragioni, tu, con la mia parola,
commetteresti sempre un torto!»

Così parlò Zarathustra; poi guardò la grande città, sospirò, ed a lungo si tacque.
Alla fine disse così: Mi disgusta anche questa grande città, non questo pazzo soltanto. Tanto qui come là non v’è nulla da rendere peggiore.

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