Giuseppina Strepponi e Giuseppe Verdi

Ritratto di Giuseppina Strepponi, 1840. (foto Casa della Musica Parma) Mentre si festeggia in Italia e nel mondo il duecentesimo anniversario della nascita di Verdi, Travel Carnet intende ricordare la sua compagna per mezzo secolo di vita, il soprano Giuseppina Strepponi, che molti hanno individuato come l’ispiratrice della Traviata, uno dei capolavori del Maestro. Durante tutti gli anni trascorsi insieme, fino alla morte di lei avvenuta nel 1897, la Strepponi sarebbe poi stata per Giuseppe Verdi una sostenitrice infaticabile della sua attività artistica.

Un’esistenza estremamente anticonformista, quella di Giuseppina Strepponi, e anche carica di sofferenza, se pensiamo che ebbe due figli da unioni illegittime mentre era una giovane cantante d’opera. Una situazione estremamente complicata persino nella La facciata della casa di Giuseppina a Lodi. (foto Lombardia Beni Culturali) nostra epoca, possiamo immaginare nella prima metà dell’Ottocento! Anticonformista ci appare anche la sua unione con Giuseppe Verdi, con il quale convisse senza essere sposata per diversi anni, fino a quando fu celebrato il matrimonio nel 1859, grazie a una solitaria cerimonia in una chiesa di un villaggio della Savoia (con il campanaro e il cocchiere come unici testimoni).

Il punto focale della straordinaria relazione tra il compositore e il soprano è la messa in scena del Nabucco, nel 1842: al Teatro alla Scala Giuseppina Strepponi interpreta Abigaille, portando al trionfo la nuova opera verdiana. Negli anni precedenti, si era imposta nel mondo della lirica con diversi altri ruoli, dopo aver esordito ad appena 19 anni e aver Annuncio del Teatro Regio di Parma nella primavera 1843. (foto Casa della Musica Parma) attirato l’attenzione di critica e pubblico nei teatri di tutta la penisola, mentre ancora Verdi era povero e sconosciuto.

Nel 1848 Giuseppina Strepponi e Giuseppe Verdi scelgono Parigi come luogo dove vivere la loro storia d’amore alla luce del sole, ma nel 1851 decidono di stabilirsi nella villa che lo stesso Verdi ha fatto costruire a Sant’Agata, una frazione di Villanova sull’Arda (Piacenza) provocando non pochi pettegolezzi. Grazie alla sua esperienza come cantante lirica, Giuseppina – che nel frattempo si è ritirata dalle scene – si trasforma in consigliera fidata e affidabile per quello che diventerà il più grande compositore d’opera italiano.

Una testimonianza particolarmente significativa dell’acuta intelligenza di Giuseppina Strepponi, e del legame d’affetto profondo che la lega Giuseppe Verdi, ci viene da alcune righe di una lettera che gli scrive quando Verdi è ormai circondato dalla fama e dall’ammirazione di tutti:

“La nostra giovinezza è passata, ma noi continuiamo ad essere il mondo e vediamo con enorme compassione tutti i fantocci umani che si eccitano, che corrono, che si arrampicano, si trascinano, si colpiscono, si nascondono e riappaiono. Tutto questo, per cercare di situarsi, mascherati, nel primo gradino, o nei primi gradini della mascherata sociale. In questa convulsione perpetua arrivano alla fine e si sorprendono perché non godono di nulla, perché non hanno nulla di sincero e disinteressato che li consola durante l’ultima ora e aspirano, troppo tardi, alla pace, che mi sembra il primo bene della terra, fino ad ora da loro disprezzata e sostituita dalle chimere della vanità.”

L'edificio del Teatro Regio di Parma in una litografia ottocentesca. (foto Casa della Musica Parma) Ritratto giovanile di Giuseppe Verdi. (foto Casa della Musica Parma) Giuseppina Strepponi in un'immagine del 1890. (foto Casa della Musica Parma) Villa Pallavicino nei pressi di Busseto sede del Museo Nazionale Giuseppe Verdi. (foto Museo Nazionale Giuseppe Verdi) L'esterno di Villa Verdi a Sant'Agata, frazione di Villanova sull'Arda in provincia di Piacenza.

Da sapere – Merita una visita Villa Verdi, la residenza di campagna che ospitò Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi e che è stata trasformata in museo. Situata a Sant’Agata, In provincia di Piacenza, Villa Verdi può essere visitata tutti i giorni ad eccezione del lunedì dalle 9.30 alle 11.45 e dalle 14.30 alle 18.15. Dal 20 aprile al 16 giugno, e dal 14 settembre al 27 ottobre, nelle giornate prefestive e festive è previsto l’orario continuato.

www.villaverdi.org

http://www.travelcarnet.it/__03_Marzo2013/13_PROTAGONISTE_03/Giuseppina%20Strepponi%20e%20la%20sua%20vita%20con%20Verdi.html

 

Centoquarantacinque anni fa, il 13 settembre del 1867, Giuseppe Verdi scriveva a Paolo Marenghi, il factotum di Sant’Agata, dandogli precisi ordini per la costruzione di un «berceau» nel giardino per «coprire il gioco delle bocce». A completamento della missiva, inviava tre piccoli schizzi.

Verdi si trovava a Parigi. Il 21 marzo dello stesso anno era andata in scena all’Opéra la prima rappresentazione in francese del Don Carlos. Mentre la prima italiana sarebbe avvenuta di lì a poco, il 27 ottobre, al Gran Teatro Comunale di Bologna

A raccontare di quella lettera al Marenghi, che nelle sue mansioni prendeva spesso iniziative che scontentavano il Maestro, è Francesco Cafasi, scrittore e storico dell’agricoltura. Ne accenna nel suo libro Giuseppe Verdi, fattore di Sant’Agata, pubblicato nel 1994, quasi come pendant al volume di Maurizio e Letizia Corgnati dedicato –  una decina d’anni prima – ad Alessandro Manzoni, fattore di Brusuglio.

Cafasi nota che la lettera di Verdi era «listata di nero per la morte del padre Carlo, avvenuta nel gennaio dello stesso anno». Quel padre che aveva aiutato il figlio quando, di ritorno dal primo periodo parigino, aveva messo gli occhi sulla proprietà di Sant’Agata, nel piacentino.

Era il I Maggio del 1848.

Quel giorno il giovane compositore grazie a una permuta e all’aiuto del padre aveva

acquistato la tenuta dove avrebbe trascorso lunghi periodi della sua esistenza con Giuseppina Strepponi,famosa soprano divenuta sua compagna dopo la tragica morte dei due figliolini e della prima giovane moglie,Margherita Barezzi.

Verdi scambiò il Pulgaro,ovvero il “pulciaio”, un podere che aveva comprato quattro anni prima alle Roncole con il compenso ottenuto per la prima dell’Ernani alla Fenice di Venezia e divenne proprietario delle «possessioni» della signora Rosa Guindani e dei suoi figli, i signori Merli: «possessioni assicurate in biolche 350… con tutte le sementi, invernaglie, pali per le viti, di più le quattro grandi botti di circa 50 brente l’una, tre delle migliori e più grandi tine e la gran mesta o macchina nell’Ongina per irrigare l’ortaglia… ».

Là, fra i filari di ciliegi e gli esotici noci  venuti dal Caucaso, il Maestro si sarebbe dato anima e corpo ai lavori della campagna. Una passione che, negli anni in cui si costruiva l’Italia, aveva già contagiato Manzoni, Cavour e Garibaldi. Sull’onda di un forte interesse di stampo illuministico per le scienze agrarie, ma anche grazie alla visione romantica della natura, i quattro padri della patria avevano una vocazione comune: la terra.

A Sant’Agata Verdi si alzava all’alba, scriveva, componeva, inviava cesti di rose all’amica Clarina Maffei, ma soprattutto si dedicava alle colture dei campi e alla creazione del parco.  Dirigeva inoltre, con piglio d’architetto, il restauro della villa e delle case coloniche destinate ai contadini.

«Il suo amore per la campagna è divenuto mania, follia, rabbia, furore, tutto ciò che si può immaginare di più esagerato. Egli si alza al nascere del giorno per andare a esaminare il grano, il mais, la vigna. Rientra morto di fatica e allora come trovare il modo di fargli prendere la penna?». Ecco quanto scriveva all’editore parigino Léon Escudier nove anni dopo, il 4 luglio 1857, Giuseppina Strepponi.

Preso dai lavori nei campi, dalla costruzione di argini per difenderli dalle piene del Po, dai cavalli e dalle vacche che lui stesso valutava e acquistava nei mercati fra Piacenza e Parma, e soprattutto dal divertimento che gli dava la creazione del giardino, Verdi sembrava trascurare il lavoro di compositore.

All’origine di quella passione c’era, certo, un forte attaccamento alla terra natìa. Del resto Giuseppe Fortunino Francesco Verdi era nato fra le nebbie, il 10 ottobre 1813, nella modestissima casa di Roncole di Busseto, vicino a Parma. La famigliola viveva al primo piano, appena più salubre, dato che le alluvioni del Po erano frequenti.                    

Al piano terreno suo padre teneva una piccola osteria con bottega dove vendeva sale e commestibili, mentre la madre Luigia Uttini, che faceva la filatrice, si occupava anche della casa e dell’orto.

estiola firmato Palzzi.

http://martatraifiori.blogspot.it/2012/09/le-magnolie-di-giuseppina-e-i-kaki-di.html

 

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