L’ILLUSIONE DELLE SCORCIATOIE, La squadra della Fiat penalizzata da arbitro e giudice di porta, Chrysler Ipo; riassuntino fiat…

 

Giornale, Numero 454 del 25 settembre 2013

L’ILLUSIONE DELLE SCORCIATOIE

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Operaicontro

14 minutes ago

Per il 27 si preannuncia un’intera notte di mobilitazione fuori ai cancelli della FIAT di Pomigliano. L’evento è organizzato dal Comitato Cassintegrati e Licenziati FIAT di Pomigliano, SI COBAS, Iskra e Coordinamento per il salario garantito. Gli organizzatori prevedono una grande affluenza. La FIAT non esprime posizione. Il solito Giannone sbraita contro questi “estranei” che vogliono bloccare il “percorso democratico avviato tre mesi fa per il rientro di tutti”. Sicuramente non è isolato. La FIAT sta già iniziando la campagna contro questi “provocatori”, “estranei” allo stabilimento. L’obiettivo è creare ulteriore distanza tra gli operai interni e chi parteciperà ai presidi.

La FIAT ha buon gioco su questo. Le ultime esperienze fuori ai cancelli di Pomigliano per bloccare gli straordinari sono fallite. Gli operai interni non hanno forzato i blocchi, ma non si sono neanche uniti ai picchetti. Una posizione di “estraneità” che alla FIAT sicuramente non ha fatto piacere, tanto da indurla a tirar fuori subito  i 500 euro di premio per recuperare. Però, anche se con lo stomaco in mano, gli operai sono andati a lavorare.

Vengono da anni di compromessi a perdere, da batoste e ricatti incredibili. Non hanno una rappresentanza degna di questo nome. La maggior parte dei sindacati se li è venduti. Gli altri li hanno tenuti fermi per anni, o li hanno illusi con le cause legali, e ora non sono più capaci di mobilitarli. In questa situazione gli operai non si mobilitano.

E allora? E’ giusto forzare la mano dall’esterno come stanno facendo gli organizzatori della manifestazione del 27?

La questione è complicata. Gli operai interni non riescono a difendersi neanche sulle questioni minime. Hanno tempi di lavoro impossibili, un controllo ferreo dei capi, pause ridottissime e una marea di divieti. Perfino bere o andare al cesso è diventata un’impresa.

Quelli che stanno organizzando la mobilitazione all’esterno, parlano di “lavorare meno lavorare tutti”, di “salario garantito”. Per gli operai interni sono illusioni irrealizzabili. Anche lo slogan “reintegro di tutti i cassintegrati a salario pieno” suona come una favola in queste condizioni.

Si può organizzare una reazione degli operai al peggioramento delle loro condizioni nella crisi su queste parole d’ordine? Con la mobilitazione esterna di minoranze operaie di altre fabbriche all’interno delle quali sono minoranze? E con la partecipazione di militanti esterni non operai?

Come sanno quelli che camminano in montagna, le scorciatoie spesso appaiono invitanti, ma in salita ti spompano subito e non arrivi più.

Bisogna ancora lavorare con pazienza. Gli operai interni saranno costretti alla ribellione. Non è un fatto di volontà. E’ la crisi che li spinge verso quella strada. Ma la loro ribellione maturerà all’interno degli stabilimenti e non all’esterno. Gli operai che hanno già aperto gli occhi devono concentrarsi sugli operai interni. Far fare loro un percorso che li porti alla convinzione che sono una forza tremenda se si organizzano. Che dalla crisi si esce solo in due modi: o immiseriti e ridotti di numero mentre i padroni ingrassano ancora di più, o con le fabbriche in mano agli operai e i padroni espropriati delle loro proprietà.

Questo percorso non si fa con accelerazioni all’esterno delle fabbriche. Gli operai più coscienti e combattivi  devono stare un palmo davanti agli altri non di più, altrimenti scappano avanti, ma da soli.

Sezione AsLO di Napol

http://www.operaicontro.it/?p=9755714009

La squadra della Fiat penalizzata da arbitro e giudice di porta

Evviva, evviva, è tornata la moviola di Francesco Ceniti. Ovvero la moviola psichedelica dell’ineffabile Francesco Ceniti, uno che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Troppo forte, troppo divertente. Leggere per credere.

Prendiamo per esempio una partita a caso: quella di San Siro. Purtroppo Vidal, mannaggia a lui, ha confessato di aver preso il pallone con le mani e allora c’è poco da fare, c’è poco da recriminare.

Detto questo però l’ineffabile Ceniti, cui non sfugge niente nella sua ormai celeberrima moviola psichedelica sulla Gazzetta dello sport, non può fare a meno di puntare il dito contro Orsato e il giudice di porta Damato (lo stesso del fallo di Vidal) per un grave quanto inammissibile errore arbitrale e per questo motivo quindi meritevole di essere opportunamente segnalato:

http://segnaleorario.wordpress.com/2013/09/16/la-squadra-della-fiat-penalizzata-da-arbitro-e-giudice-di-porta/

Chrysler, dalla bancarotta all’Ipo

NEW YORK – Chrysler si muove verso Wall Street, con un’Ipo che potrebbe aiutare a determinare quanto Fiat dovrebbe sborsare per salire al 100% della casa automobilistica, dall’attuale 58,5%. Le varie tappe del percorso che ha portato l’azienda americana dalla bancarotta all’avvio della procedura per il ritorno in Borsa.

19 GENNAIO 2009. Il sito AutomotiveNews Europe scrive che Fiat è in trattative con Chrysler per una partnership strategica che “potrebbe includere l’acquisto di una quota della casa americana”.

20 GENNAIO 2009. Viene firmato l’accordo preliminare non vincolante tra Chrysler e Fiat, da chiudere entro aprile. Prevede che Fiat rilevi il 35% della casa automobilistica Usa, senza investimenti in contanti da parte del Lingotto.

30 MARZO 2009. Il presidente Usa Barack Obama non esclude la bancarotta per Chrysler.

9 APRILE 2009. Marchionne inizia il confronto con il sindacato United Auto Worker (Uaw). Parte anche la trattativa con le banche.

13 APRILE 2009. Si parla per la prima volta di un coinvolgimento diretto di Marchionne nella gestione delle attività di Chrysler, con il ruolo di amministratore delegato.

23 APRILE 2009. L’ad del Lingotto rientra in Italia per partecipare al consiglio di amministrazione del Lingotto sulla trimestrale, incontrare analisti e sindacati.

25 APRILE 2009. E’ il giorno dell’accordo con il sindacato canadese Caw, guidato da Ken Lewenza.

27 APRILE 2009. Anche il sindacato Uaw firma l’intesa per la riduzione del costo del lavoro. Daimler raggiunge un accordo per la separazione da Chrysler, di cui ha il 19,9%.

28 APRILE 2009. Il Tesoro Usa raggiunge l’intesa con JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley, banche creditrici di Chrysler.

30 APRILE 2009. I lavoratori Chrysler aderenti al sindacato Uaw ratificano l’accordo. Mancano all’appello i piccoli creditori. Alle 18 Obama annuncia l’intesa. La Casa Bianca spiega che Chrysler farà ricorso a una bancarotta “chirurgica”.

6 MAGGIO 2009. Marchionne conferma: diverrà ad di Chrysler.

14 MAGGIO 2009. Dalla Federal Trade Commission statunitense via libera all’alleanza: “Non pone problemi di antitrust”.

21 MAGGIO 2009. Tre fondi pensione dell’Indiana chiedono al tribunale di bloccare la vendita perché viola i loro diritti.

27 MAGGIO 2009. Il giudice respinge le richieste dei fondi pensione.

1 GIUGNO 2009. Il giudice federale responsabile della procedura fallimentare di Chrysler autorizza la vendita degli asset della casa Usa alla nuova società condotta da Fiat. I fondi presentano ricorso alla Corte Suprema Usa.

10 GIUGNO 2009. La Corte Suprema Usa dà il vià libera all’accordo. Fiat e Chrysler ufficializzano l’intesa. Marchionne diventa amministratore delegato, Robert Kidder è presidente.

24 LUGLIO 2009. Via libera anche dalla Commissione europea.

4 SETTEMBRE 2009. Marchionne al lavoro sul piano Chrysler. Il Financial Times parla di “cura Fiat” per snellire la burocrazia e accelerare il processo decisionale.

4 NOVEMBRE 2009. Viene presentato il piano industriale di Chrysler, il primo targato Marchionne.

17 DICEMBRE 2009: Marchionne annuncia che nel quarto trimestre 2010 sarà avviata negli Usa la produzione di motori Fiat.

21 APRILE 2010. Chrylser chiude il primo trimestre con un risultato utile operativo di circa 143 milioni di dollari e un flusso di cassa positivo per 1.490 milioni. Le perdite si attestano a 197 milioni di dollari.

21 MAGGIO 2010. Marchionne lancia la nuova Jeep Grand Cherokee, l’auto simbolo della rinascita di Chrysler, la prima vettura che porta la firma del Lingotto.

10 GENNAIO 2011. Fiat sale al 25% di Chrysler.

12 APRILE 2011. Fiat si rafforza ancora in Chrysler e, raggiungendo il terzo degli step previsti dall’accordo del 2009, sale al 30%.

24 MAGGIO 2011. Fiat perfeziona l’esercizio dell’opzione per l’acquisto di un’ulteriore partecipazione del 16% in Chrysler e sale al 46%.

21 LUGLIO 2011. Fiat sale al 53,5% acquistato l’1,5% del Canada e il 6% del Tesoro americano.

5 GENNAIO 2012. Fiat acquista una nuova quota Chrysler pari al 5% e sale al 58,5%.

LUGLIO 2012. Fiat esercita le opzioni di acquisto da Veba (il fondo del sindacato Uaw) per tre quote del 3,3% ciascuna di Chrysler, con le quali salirebbe al 68,49%. Ma sul prezzo della prima opzione non c’è accordo con il Veba e Fiat si rivolge al tribunale del Delaware.

GENNAIO 2013. Uaw chiede la registrazione di parte delle sue azioni in Chrysler.

31 LUGLIO 2013. Il giudice del Delware concede il primo round a Fiat, dandole ragione su due punti importanti per stabilire il prezzo delle azioni di Chrysler. Resta invece aperto il contenzioso su altre questioni minori per le quali serviranno prove e testimonianze di esperti. La partita non è quindi chiusa.

23 SETTEMBRE 2013. Chrysler presenta il documento S-1, che rappresenta il primo passo per lo sbarco a Wall Street.

(24 settembre 2013)

http://ammiraglio61.wordpress.com/2013/09/24/chrysler-dalla-bancarotta-allipo/

 

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