La scuola di Atene

 «Come può un artista rappresentare in modo pittorico un ’attività intellettuale come la filosofia? Nella Scuola di Atene Raffaello sceglie di raffigurare una serie di attività basate sulla comunicazione e sulla razionalità, svolte da un certo numero di filosofi maschi adulti sullo sfondo di uno splendido edificio in una giornata di sole. Le cinquantotto figure che occupano questo spazio architettonico, impressionante per grandiosità, fasto e sobrietà, sono tutte impegnate proprio in ciò che i filosofi tendono a fare: leggere, scrivere, fare lezione, discutere, dimostrare, fare domande, ascoltare, riflettere. Se questa ci appare una scelta ovvia, lo è semplicemente perché l’immagine dell ’affresco di Raffaello si è profondamente impressa nel nostro immaginario visivo collettivo, come dimostra l’esistenza di parecchie copie, di parodie molto diffuse e di citazioni in alcuni casi sfacciate,in altri estremamente sottili. Non è affatto sorprendente che una notte a Wilhelm Dilthey sia capitato di sognare la Scuola di Atene: è necessario uno sforzo di immaginazione storica per comprendere che quella di Raffaello non fu una scelta inevitabile, neanche probabile,per rappresentare la filosofia nel primo decennio del XVI secolo – ma che, al contrario, la Scuola di Atene si basa su una concezione di fondo senza precedenti nell’arte europea».

«La prima domanda che probabilmente si pone chi guarda la Scuola di Atene è: che cosa rappresenta esattamente questa immagine? E poiché persino l’esame più superficiale rivela inequivocabilmente che il dipinto mostra alcuni uomini impegnati in varie attività all’interno di un edificio, sembra naturale riformulare immediatamente questa prima domanda nel seguente modo: chi sono quegli uomini e precisamente che cos’è che stanno facendo?»

«Mai è descritta una simile scena: in un’ampia sala ci troviamo di fronte a una folta schiera di filosofi e discepoli completamente immersi nelle loro caratteristiche occupazioni; un primo e più vasto gruppo disposto secondo un ordine simmetrico, come un coro silenzioso, intorno a una coppia centrale di figure che conversano; un secondo gruppo più esiguo e autonomo, intento a risolvere problemi e a dibattere questioni sulla natura e i fenomeni celesti; e un terzo, anch’esso indipendente e ristretto, di cui nonostante tutti gli sforzi è difficile accertare l’ambito intellettuale, che include anche un giovane di sorprendente bellezza».

Glenn W. Most, Leggere Raffaello. La Scuola di Atene e il suo pre-testo, pp. 95, Einaudi, 2001.

________________________________________

Indicazioni bibliografiche:

Nicole Dacos , Le logge di Raffaello, p. 404, Ist. Poligrafico dello Stato, 1986.

K. Oberhuber – L. Vitali, Raffaello. Il cartone della scuola d’Atene, pp. 170, Ed. Silvana, 1990.

Deoclecio Redig De Campos, Raffaello nelle stanze vaticane, pp. 224, Giunti, 1996.

Roberto Salvini, Stanze e logge di Raffaello, pp, 80, De Agostini 1998.

Glenn W. Most, Leggere Raffaello. La Scuola di Atene e il suo pre-testo, pp. 95, Einaudi, 2001.

P. De Vecchi, L’opera completa di Raffaello, Rizzoli, Milano, 1966.

________________________________________

L’affresco si trova nella Stanza della Segnatura in Vaticano.

http://www.lettere.unimi.it/imago/raffaello/

La Troika ritorna ad Atene | controappuntoblog.org


Questa voce è stata pubblicata in cultura e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.