Sardegna la colata perfetta – Pompei, il richiamo dell’Unesco all’Italia : ciao archeologia, con video

Sulla Sardegna la colata perfetta

di Thomas Mackinson e Ferruccio Sansa
da “Il Fatto Quotidiano”, 24 giu. 2013

Salvare la Sardegna. Ora o mai più. Sull’isola di Smeraldo stanno per riversarsi 50 milioni di metri cubi di cemento. Una colata senza precedenti, concentrata su coste tra le più belle e delicate del mondo. Luoghi che rendono unica la Sardegna e, proprio perché intatti, garantiscono la maggiore ricchezza economica di un’isola in gravissima crisi.

C’è la minaccia del cemento targato Qatar, uno schiaffo irrimediabile al paesaggio, ma anche all’orgoglio della gente sarda che vedrebbe la propria terra colonizzata con i soldi del petrolio. E ci sono imprenditori nostrani, come i Benetton, che alle origini della loro fortuna – prima di diventare i padroni delle Autostrade – amavano darsi un’immagine politically correct. Poi tanti grandi della finanza italiana, come il Monte dei Paschi o i Marcegaglia, che hanno chiesto di poter costruire o gestire alberghi. Insomma, nomi che contano nei salotti della politica e del potere nazionale, di fronte ai quali la gente di Sardegna pare disarmata.

Il grimaldello per aprire la porta è quello della crisi, come ricorda Stefano Deliperi, che con il Gruppo di Intervento Giuridico è una delle voci più appassionate e agguerrite nella difesa della terra di Sardegna: “Il 30% dei residenti in Sardegna in età lavorativa – dai 15 anni in poi – sono disoccupati o sottoccupati, mentre il 62,7% è privo di qualifica professionale. In tre anni (2008-2011) l’edilizia in Sardegna ha perso il 40,86% degli addetti, passando da 44.032 a 26.176 (dati Fillea Cgil)”.

La risposta della politica e della giunta di centrodestra guidata da Ugo Cappellacci sembra essere solo una: costruire.

Non importa che l’attuale maggioranza tra pochi mesi scada e che decisioni tanto importanti non debbano essere prese da chi, forse, presto tornerà a casa. Non importa, soprattutto, che altre strade siano percorribili, “con vantaggi per l’ambiente e per l’economia”, come ricorda Deliperi.

Una, per dire: la giunta di Renato Soru aveva previsto investimenti per mezzo miliardo per recuperare paesi e borghi dell’entroterra. Un modo per dare lavoro al settore edile, per portare il turismo oltre le coste, ma anche per risparmiare il paesaggio. Salvando i centri dell’interno – la vera anima della civiltà e della cultura sarde – altrimenti destinati all’abbandono.

Eccole, allora, le principali minacce che incombono sulla Sardegna. Pericolose, soprattutto perché fatte con il benestare dell’amministrazione. A norma di legge.

COSTA SMERALDA

Costa Smeralda, la grande preda è sempre lei il sogno degli immobiliaristi di mezzo mondo. Quella manciata di chilometri di granito affacciati sul blu.

Ma stavolta l’incubo potrebbe diventare realtà: nel 2012 l’intera Costa Smeralda è stata acquistata (per 600 milioni) dalla Qatar Holding, il braccio finanziario della famiglia Al Thani, casa regnante del Qatar. “Con la benedizione di Cappellacci e degli amministratori di Olbia e Arzachena, è stato presentato un piano di massima per investimenti immobiliari da un miliardo”, racconta Deliperi. Un progetto che prevede tra l’altro: 500 mila nuovi metri cubi, il restyling della famosa piazzetta di Porto Cervo e dei quattro hotel “storici”, un “parco acquatico” a Liscia Ruja, un kartodromo, decine di ville extra-lusso, trasformazione di 27 caratteristici “stazzi” galluresi in ville esclusive. E subito sono partiti gli esposti delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra e i provvedimenti del Servizio valutazione impatti della Regione autonoma della Sardegna.

Sostiene Deliperi: “A nostro avviso il progetto viola il piano paesaggistico regionale e le altre normative di salvaguardia ambientale. Non ci risulta che siano stati svolti i necessari procedimenti sulle valutazioni di impatto sull’ambiente”. Risultato : la “Costa Smeralda 2” targata Qatar finora è stata bloccata dagli uffici tecnici della Regione.

Dune di Badesi

Costruire perfino in riva al mare. Addirittura sulle dune.

“A Badesi”, racconta Deliperi, “a poche decine di metri dalla battigia, stanno fiorendo ville sulle dune. E nell’immediato entroterra appartamenti”. Servizio completo. Ancora Deliperi: “Mancherebbero le necessarie procedure di impatto sull’ambiente (come certificato del Servizio valutazione impatti della Regione autonoma della Sardegna) e il piano di lottizzazione degli anni 70 del secolo scorso è ormai ampiamente scaduto”.

Il contrattacco degli ambientalisti è a colpi di carte bollate, interrogazioni al Parlamento europeo (del deputato ecologista Andrea Zanoni), al Senato e alla Camera (Cinque Stelle) e in Regione (l’indipendentista Claudia Zuncheddu).
La Commissione europea e il Ministero dell’Ambiente hanno chiesto chiarimenti.

Piscinas – Ingurtosu

Siamo sulla costa occidentale, in una distesa di verde a perdita d’occhio. Poi profumo di mirto e davanti solo mare. Ma il paesaggio cambierà se arriveranno 40-50 mila metri cubi di ville, residence, centro benessere, campo da golf.

Nelle aree minerarie di Ingurtosu e Piscinas, a ridosso delle splendide dune costiere di Piscinas – Scivu. E le norme per la tutela del paesaggio? “Non sono state rispettate”, scrivono ambientalisti e comitati nei loro esposti. Ancora una volta la sorte del paesaggio sardo è nelle mani dei giudici.

Tuvixeddu

La più importante area archeologica sepolcrale punico-romana del Mediterraneo (oltre 2.500 tombe dal VI sec. avanti Cristo fino all’Alto Medioevo). Dentro Cagliari.

All’estero ne farebbero un’attrazione capace di richiamare centinaia di migliaia di turisti (e tanto denaro). In Italia invece neanche sappiamo che c’è. C’è voluto il giornale inglese Times per tirare fuori la storia. Se digiti “Tuvixeddu” su internet ti compare il sito della società costruttrice: “Abitare non è mai stato così piacevole”, con tanto di immagini della futura colata.

L’accordo del 2000 prevedeva 400 mila metri cubi affacciati sulla necropoli. Un progetto caro alla potentissima famiglia Cualbu, sostenitrice di Cappellacci, ma con amici nel centrosinistra. Marcello Sanna, che abita a pochi metri la descrive così: “Qui non è solo una questione di ambiente e storia. Ma di rispetto dei morti”. Ma dopo anni di dispute legali le ruspe affilano di nuovo i denti.

Capo Malfatano

Una lingua di terra e di vegetazione bassa, piegata dal vento. Una manciata di case di pietra, i furriadroxus, testimonianza di una comunità unica: anziani pastori, tutti uomini, che hanno speso qui ogni giorno della loro vita. Ecco cos’è Capo Malfatano, nell’estremo sud della Sardegna.

Per rendervene conto potete vedere su internet il bellissimo documentario “Furriadroxus” di Michele Mossa e Michele Trentini.

Un luogo perso in fondo alla Sardegna, ma gli appetiti delle grandi imprese sono arrivati fin qui: il progetto prevede 140mila metri cubi di cemento, come dieci grandi palazzi, sui 700 ettari incontaminati del promontorio.

Un’operazione voluta da colossi nazionali del settore: società della famiglia Toti, dei Benetton, del Monte dei Paschi. Per capire cosa ne verrebbe fuori basta vedere il sito www.silvanototi.com  . Anche la Mita che fa capo ai Marcegaglia era pronta a gestire gli alberghi. Ma il progetto per adesso è fermo dopo la sentenza del Tar. La parola al Consiglio di Stato. Una buona notizia per i vecchi abitanti dei Furriadroxus che temevano di dover lasciare le loro case dopo una vita. Per far posto ad alberghi e centri benessere.

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SE LA SABBIA VALE ORO

Vittorio Giannella, da Il Fatto Quotidiano, 24/06/2013

Spiagge, mare di cristallo e scogliere di granito, il tesoro minacciato della Sardegna. Dal Qatar ai signori nostrani del mattone, tutti vogliono costruire. 

Le 3 “M” e il potere nell’isola: Il piano Soru

La storia urbanistica della Sardegna è un susseguirsi di battaglie a colpi di vincoli, piani casa, corsi e ricorsi.

Sembrava che il rischio della cementificazione fosse stato scongiurato quando nel 2004 Renato Soru – patron di Tiscali eletto governatore con il centrosinistra – varò la “legge salvacoste” che vietava di costruire in prossimità del mare. Ma i nemici del nuovo vincolo non hanno dato tregua. Fino alle dimissioni di Soru e alla sua sconfitta elettorale nel 2009.

In prima fila c’è Silvio Berlusconi, grande sostenitore di Ugo Cappellacci, eletto alla guida della Regione quasi cinque anni fa. Ma Soru, va detto, fu fortemente avversato anche dalla maggioranza che lo sosteneva. Anzi, furono proprio gli scontri all’interno della sua coalizione a farlo cadere.

In Sardegna, dicono in molti, comandano le “3 M”: medici, massoni e mattone. Ma c’è chi ne aggiunge altre due: media e monsignori.

FIORISCONO I PROGETTI: Grazie al sostegno della Regione e anche di amministrazioni locali sulle coste della Sardegna è prevista la realizzazione di progetti per un totale di 50 milioni di metri cubi. Più di una grande città.

ARRIVANO GLI EMIRI: I fondi del Qatar hanno acquistato la Costa Smeralda per 600 milioni. Il progetto prevede tra l’a l t ro : 500 mila nuovi metri cubi, un “parco acquatico”, un kartodromo e decine di ville extra-lusso. NECROPOLI MINACCIATA La fame di costruire non ha risparmiato Tuvixeddu, necropoli fenicia dentro Cagliari. Il progetto prevedeva 400mila metri cubi nuovi. Anche il Times si è scagliato contro il piano.

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/06/salviamo-la-sardegna-dal-cemento-ora-o-mai-piu/

Corredo funebre

affreschi tomba Tuvixeddu



 

Perda Fitta: il culto della dea madre in Sardegna – La Dea Madre in Sardegna seconda parte -PIERO MARRAS – BAE LUNA

http://www.controappuntoblog.org/2013/06/20/perda-fitta-il-culto-della-dea-madre-in-sardegna-la-dea-madre-in-sardegna-seconda-parte-piero-marras-bae-luna/

Pompei, il richiamo dell’Unesco all’Italia:
“Il governo adotti misure entro fine anno”

POMPEI, scioperi e code: bloccati 500 turisti all’esterno degli scavi

Giovanni Puglisi, presidente della Commissione Nazionale Italiana Unesco: “Il governo italiano ha tempo fino al 31 dicembre 2013 per adottare misure idonee per Pompei”

Roma, 29 giugno 2013 – ‘’Il governo italiano ha tempo fino al 31 dicembre 2013 per adottare misure idonee per Pompei e l’ Unesco ha tempo fino al 1 febbraio 2014 per valutare ciò che farà il governo italiano e rinviare al prossimo Comitato Mondiale 2014 ogni decisione’’. Lo dice il Presidente della Commissione Nazionale Italiana Unesco, Giovanni Puglisi. ‘’Come al solito – prosegue Puglisi – la fretta fa i gattini ciechi. Quindi l’iter e’ ben delineato’’.

‘’Una commissione Unesco ha presentato una relazione fatta in loco a Pompei nel gennaio scorso e che non e’ stata oggetto di discussione in Cambogia – ha tenuto a precisare Puglisi -. In questa relazione del gennaio 2013 – sottolinea – si mettono in evidenza, in maniera molto documentata, le carenze strutturali (infiltrazioni d’acqua, mancanza di canaline di drenaggio) e i danni apportati dalla luce (ad esempio alcuni mosaici andavano preservati dalla luce)’’.

‘’Sono inoltre segnalate – sottolinea Puglisi – costruzioni improprie non previste dal precedente piano e la mancanza di personale. Inoltre entro il 1 febbraio del 2014, secondo tale relazione, bisogna delineare una nuova zona di rispetto poiche’ sono state rilevate intorno ai siti di Pompei e Ercolano delle costruzioni ulteriori, costruite spesso dagli stessi operatori dei siti, in modo che si riparino i siti stessi dagli abusivismi e da cose improprie’’. ‘’Tuttavia – precisa – non si tratta di una relazione che mette Pompei tra i siti in pericolo, tra l’altro e’ stata fatta in piena collaborazione con il governo italiano e con il Ministero dei Beni Culturali, che pertanto sono perfettamente a conoscenza di questo atto’’

http://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/06/29/912005-pompei-unesco-misure-governo.shtml

 

 

 



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