Lettre A Sa Mère De Baudelaire

Charles BAUDELAIRE, Il vulcano malato. Lettere 1832 – 1866, a cura di Cinzia Bigliosi Franck, Fazi Editore, 2007, pp. 543, ISBN 978-88-8112-744-3
Charles Baudelaire detestava scrivere lettere e non tollerava l’idea che esse potessero cadere sotto occhi diversi da quelli della persona cui erano destinate.

“Possano simili confessioni — per voi o per me — non essere mai conosciute dai vivi e dai posteri! Dal momento che credo ancora che la posterità mi concerna” (Lettera alla madre del 4 dicembre 1847)

“Una lettera mi costa più che scrivere un libro” (lettera alla madre, 16 dicembre 1847)

“se […] in questa lettera è scivolato qualche termine non soddisfacente, non vogliatemene, voi sapete come sono maldestro nello scrivere” (Lettera alla madre del 12 giugno 1851)

“A causa dello stile, della passione, di tutto quello che vi è di intimo e di segreto in una lettera […] non può essere mostrata”(Lettera alla madre dell’8 maggio 1861)

E’ con questa consapevolezza, che non mi ha abbandonata un istante, che ho letto questo prezioso volume edito da Fazi.

Cinzia Bigliosi Franck, docente di Storia della Critica presso la facoltà di Design e Arti (UAV) di Venezia ha selezionato e raccolto lettere che coprono tutto l’arco della vita di Baudelaire dall’infanzia all’ultima lettera scritta da Bruxelles a sua madre, la signora Aupick, un anno prima della morte, la sera prima di venir colpito dall’icuts emiplegico che lo priva della parola. Esse forniscono un quadro completo di tutti i grandi ambiti esistenziali di Baudelaire. In appendice, troviamo anche parecchie lettere dei suoi corrispondenti: Wagner, Flaubert, Delacroix, Manet, Vigny.

Devo dire che — forse perchè ancora influenzata dalla recente lettura delle lettere di Flaubert — quello che mi ha maggiormente colpita, in questo epistolario, non è tanto quello che c’è quanto quello che non c’è. Nelle sue lettere infatti Baudelaire (a differenza, appunto, di Flaubert) non parla quasi mai del suo lavoro letterario, di teorie estetiche, dei suoi gusti artistici e musicali (uniche eccezioni qualche lettera al fotografo Nadar e a Wagner); non dice nulla dei suoi viaggi, non ci sono descrizioni di paesaggi di alcun genere. Emerge si la profonda, sconfinata ammirazione per Edgar Allan Poe (per tanti versi così simile a lui, e da lui tradotto in francese), il rapporto di subalternità paternalistica con Sainte-Beuve, la tempestosa relazione con Jeanne Duval e l’amore pressocchè platonico per Madame Sabatier. Ma perchè — come giustamente rileva la curatrice del volume — lo scrittore alcoolizzato e suo coetaneo Poe, l’anziano critico Sainte-Beuve e la matura Sabatier costituirono, in qualche modo, “una serie curiosa di doppi che idealmente riproducesse[ro] il nucleo padre-madre-figlio, che sul piano famigliare era evidentemente fallito trasponendolo ad un livello immaginativo […] dove Poe indossò le vesti di un fratello-gemello di Baudelaire, Sainte-Beuve quelle del padre e la Sabatier quelle della madre” (“Perchè ho così pazientemente tradotto Poe? Perchè mi assomigliava”)

Nelle lettere Baudelaire parla soprattutto di soldi. Leggiamo lunghissimi e minuziosissimi (nonchè noiosissimi) elenchi di debiti. Baudelaire è eternamente ossessionato dalla mancanza di denaro, non fa che firmare cambiali che poi non riesce a pagare. Dopo aver dilapidato — appena raggiunta la maggiore età — in meno di diciotto mesi quasi la metà del patrimonio ereditato dal padre ed essere stato, a causa di questo, interdetto e vincolato per sempre a tutela giudiziaria, tutta la sua vita (e la sua corrispondenza) non è che un continuo parlare di soldi, soldi, soldi. Continue richieste di denaro alla madre, soprattutto (che tutto sommato interviene sempre ad aiutarlo, nei limiti delle sue possibilità e rischiando seriamente di rovinarsi economicamente) ma non solo a lei. Lettere fitte di dettagli su appuntamenti imprescindibili o mancati, innumerevoli e continui traslochi, scadenze da rispettare. E tutto con la consapevolezza di essere vissuto come “una bestia” e come un “cane randagio” (1855). E poi c’è sempre “la noia, la noia orribile” (dicembre 1847). E “l’orrore del domicilio” (“la smania per i viaggi mi prende di continuo” scrive alla madre nel 1848). Pagina dopo pagina assistiamo ad un processo di frantumazione dell’identità, di autoespulsione, di autoesilio che si concluderà con il definitvo trasferimento in una città detestata — Bruxelles –, l’ictus e l’afasia.

Su tutto e lungo tutto l’epistolario, la figura della signora Aupick, la madre. Presenza costante e punto di riferimento anche nella lontananza e assenza fisica (“Con te, abbiamo sempre da parlare noi due, tu del lavoro, io di quanto ti amo, e siamo contenti l’uno dell’altra”, luglio 1838. “Quel non so che per cui nostra madre ci appare sempre la migliore delle donne” e innumerevoli altri passaggi potrei citare). Nelle lettere alla madre, l’utilizzo che egli fa di volta in volta del “tu” e del “voi” indica lo stato del suo umore e della sua relazione. Leggere queste lettere fa un’impressione davvero particolare: se non sapessimo che la signora Aupick è sua madre, molte delle lettere a lei dirette potremmo facilmente scambiarle per lettere scritte ad un’amante con cui si ha una relazione tormentata.

Annota Cinzia Bigliosi Franck: “Le lettere […] scritte alla madre […] sono quello che, convenzionalmente potremmo definire il verio diario intimo di Baudelaire”

Il diario intimo di un uomo che il 5 marzo 1852 scrisse di se stesso al notaio di famiglia Narcisse Ancelle:

“la mia testa sta diventando letteralmente un vulcano malato. Grandi tempeste e grandi aurore”

Nota a margine: mi piacerebbe saperne di più, sulla signora Aupick, la madre di Baudelaire. Confesso che nel leggere il libro mi è capitato spesso di cercare di immaginarmi nei suoi panni e di simpatizzare più con lei che con suo figlio.

Mi è rimasta in mente una frase tratta da una lunga lettera da lei inviata nel 1868 a Charles Asselineau, primo biografo di Charles Baudelaire

“Se Charles si fosse lasciato guidare dal suo patrigno, la sua carriera sarebbe stata ben diversa. Non avrebbe lasciato un nome nella letteratura, è vero, ma saremmo stati tutti e tre più felici”

http://nonsoloproust.wordpress.com/2007/05/08/il-vulcano-malato-charles-baudelaire/

Lettre A Sa Mère De Baudelaire

Le 20 octobre 1841

Très chère mère.

Cela fait depuis le 9 juin qu’a débuté ce regrettable voyage sur le”Paquebot des Mers du Sud”.
Aujourd’hui j’écris cette lettre de l’île Bourbon, l’une de mes nombreuses escales pour ce voyage.
De ce que j’en ai vu mes rêves d’exotisme ne sont toujours pas atteints.
J’aurai espérer quitter cette monotonie sans fin qui m’use de jour en jour.
Mais il ne faut pas se voiler la face, je sait très bien que les miracles sont très rare de nos jours je ne m’attend donc pas à voir l’un de mes rêve   devenir réalité.

Durant ces jours de voyage en mers, la mélancolie ne m’a pas qu’envahie elle m’a complètement anéantie.
Malgré ce fait n’en déplaise à mon beau père, l’inspiration à affluer.
Plus précisément j’ai jusqu’alors put rédiger quelques ébauches de poèmes qui je l’espère, un jour, feront partie d’un recueil.
En voici un extrait qui m’a été inspiré en voyant les jeux de l’équipage désoeuvré avec un albatros.
Je pense qu’une fois fini je le nommerai “L’Albatros” :

“Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage
Prennent de albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolent compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.”

J’espère entendre a mon retour, qui je pense ne languira pas, ce que vous et le général Aupick en penser (même si je n’attend rien de ce dernier).

Je me suis aussi fait un très bon ami qui se nomme Gustave-Adolphe Autard de Bragard.
C’est un avocat assez plaisant et qui aimer a me faire la conversation malgré le fais qu’il me trouve assez baroque, mais qui ne le penserez pas en me voyant.
J’ai été leur hote durant plus de deux semaines dans leur propriété de Cressonville
Je lui ai écrit à sa demande un sonnet pour sa femme.

Ayant découvert que le savoir que l’on tire du voyage est amer, j’est pris la décision de couper court a ce voyage, j’ai donc renoncer   a ce périple aux indes.

Je sais que cette décision ne vous enchante pas mes je pense que ne gagnerai[continue]

http://www.dissertationsgratuites.com/dissertations/Lettre-a-Sa-M%C3%A8re-De-Baudelaire/143985.html

L’albatros di Baudelaire

 

http://www.controappuntoblog.org/2012/10/21/lalbatros-di-baudelaire/

 

Baudelaire – Spleen

http://www.controappuntoblog.org/2012/06/22/baudelaire-spleen/

 

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