Dal 2020 la lotta fuori dalle Olimpiadi

Dal 2020 la lotta fuori dalle Olimpiadi :


La lotta si disputerà per l’ultima volta nei Giochi di Rio

 

La decisione del Cio

In principio furono la corsa e la lotta. Correva l’anno zero dello sport e sorgeva il mito di Olimpia. Alle prime Olimpiadi moderne, Atene 1896, la lotta c’era, nella sua variante greco-romana, e senza distinzioni di peso. Da allora a oggi c’è sempre stata, in tutte le edizioni dei Giochi. Anche a simboleggiare il legame dello sport moderno con i Giochi della storia antica. Ora si volta pagina: il Cio immagina di togliere la lotta dal programma olimpico dal 2020. Proposta che -è stato deciso a Losanna- sarà votata in via definitiva a settembre, nella sessione del Cio a Buenos Aires, la stessa che sceglierà la sede dei Giochi 2020. «È un’idea assurda – tuona Matteo Pellicone presidente della federazione italiana lotta e numero due di quella mondiale – sono amareggiato, ma pronto a dare battaglia, affinché il Cio rinsavisca».

La decisione del Cio si è basata su una quarantina di criteri, fra cui audience tv, vendita biglietti, praticanti. Il Cio ha ammesso atletica leggera, canottaggio, badminton, basket, pugilato, canoa, ciclismo, equitazione, scherma, calcio, ginnastica, sollevamento pesi, pallamano, hockey, judo, nuoto, pentathlon moderno, taekwondo, tennis, tennistavolo, tiro, tiro con l’arco, triathlon, vela e pallavolo. La lotta sarà in lizza con altre 7 discipline (fra cui baseball e karate) per essere ammesse ai Giochi come sport aggiuntivo.

La lotta ha dovuto `lottare´ soprattutto con le esigenze dello show-business: non è ritenuta all’altezza della vetrina tv, non è popolare allo stesso modo ovunque; scarso l’appeal pubblicitario. Tutti ingredienti utili a chi vuol mettere alla porta questo glorioso sport che proviene dall’antichità ed è all’origine del concetto stesso di competizione sportiva. 

D’altra parte, è pur vero che da decenni la lotta, nelle sue varianti greco-romana e libera, in molti Paesi, Italia compresa, è una cenerentola, che esce dall’ombra solo in occasione delle Olimpiadi. E dal 2020, nemmeno in quelle. Pellicone non ci sta: «Escludere la lotta, la più antica delle discipline sportive, snatura i Giochi. Allora li chiamino World Games. E non dicano che la lotta è poco praticata, perché ci sono sport -fra quelli ammessi- con meno praticanti di noi. In Russia ci sono 500mila tesserati e centinaia di migliaia negli Usa. Nei paesi caucasici è lo sport nazionale, e così in Turchia e Iran; in Italia siamo 5000». E ci sono Paesi che senza lotta vedrebbero il loro medagliere olimpico asciugato: come il Giappone che a Londra ha chiuso 11/mo, ma senza la lotta sarebbe 19/mo.

I Giochi 2016 in Brasile quindi potrebbero essere gli ultimi nei quali i muscolosi lottatori, epigoni di una tradizione ultrasecolare cominciata nell’antica Grecia, e diventata leggenda con Milone di Crotone, si affronteranno sul tappeto a caccia di una medaglia. Poi fine, basta, addio a una delle discipline che hanno dato origine alla storia delle Olimpiadi.

http://www.lastampa.it/2013/02/12/sport/dal-la-lotta-fuori-dalle-olimpiadi-5IJsioMVvqfbrhY0KPv98N/pagina.html

Milone di Crotone

Milone di Crotone, scultura di Pierre Puget (Parigi, Museo del Louvre)

Si narra che da ragazzo, per allenare la sua forza, portasse sulle spalle un vitello. La sua prima vittoria alle Olimpiadi la ottenne a soli 15 anni: partecipò e vinse nella categoria della lotta; nel corso della sua vita fu capace di sei vittorie olimpiche disputate fra il 540 a.C. e il 512 a.C. e di altre sei vittorie ai Giochi Pitici, dieci ai Giochi Istmici e nove ai Giochi Nemei. La sua specialità era l’orthopale, un tipo di lotta.
Per di più, quando partecipò alle olimpiadi per la settima volta e si scontrò contro un suo concittadino, il diciottenne Timasiteo, il quale lo ammirava fin da piccolo e da cui imparò anche molte mosse, alla finale, il suo avversario si inchinò senza nemmeno iniziare a combattere, in segno di rispetto. Questo fu l’unico caso nella storia della Grecia in cui si ricorda il nome di colui che arrivò secondo a una gara/competizione. Per le sue imprese un tifoso di nome Dameas gli fece erigere una statua nello stadio di Olimpia, in cui era rappresentato ritto su un disco con i piedi uniti.

Era noto, oltre che per la grande forza, anche per il grande appetito. Pare, infatti, che una volta avesse portato di peso un toro di 4 anni allo stadio, fatto un giro di campo con l’animale sulle spalle, che l’abbia ucciso con un colpo solo e che se lo sia mangiato tutto nello stesso giorno. Come se non bastasse, si racconta che egli fosse alto circa due metri e che era capace di sollevare anche un uomo con un dito della mano.

Oltre alla famosissima capacità atletica, Milone, si dimostrò un ottimo combattente: infatti nella lotta scoppiata tra la colonia Sibarese e quella Crotonese, con la sua supremazia bellica, guidò l’esercito di Crotone alla vittoria.

Milone è noto anche per essere stato discepolo di Pitagora e sposo di sua figlia Myia. Sua figlia si sposò con il medico e pitagorico Democède di Crotone. Milone vinse molte gare ed è rimasto nella storia il piu noto atleta di Crotone La data della morte di Milone è sconosciuta ma, come per la maggior parte degli antichi greci famosi, la dinamica del decesso è divenuta mito. Secondo Strabone e Pausania, l’ormai vecchio Milone stava attraversando un bosco quando s’imbatté in un ulivo secolare sacro alla dea Hera, antistante appunto al tempio Crotonese di Hera Lacina, dal tronco cavo. Il lottatore inserì le mani nella fenditura per spezzare in due il tronco in un’ultima dimostrazione di forza, ma vi rimase incastrato e divenne preda di un branco di lupi.

Ode IV

 A Timasarco di Egina lottatore

  A tollerati affanni
Ottima l’allegrezza offre ristoro,
E ne compensa i danni
Figlio alle sante Muse inno canoro:
Nè tal per caldo umore
Delle membra il rigore
Vien molle, come al prode
E’ balsamo la lode.
Vivon gli ascrei concenti
Più lungamente delle chiare imprese,
Qualor da eccelse menti
Li tragga delle Grazie aura cortese.
Deh tal deh! questo sia
Ch’apre al coro la via,
Giove cantando, e Neme,
E Timasarco insieme.
Per Temi, onde s’onora,
Oda Egina ospital le mie parole:
Se poi godesse ancora
Timocrito tuo padre i rai del sole,
Di queste ingenue lodi
Pur ritentando i modi,
Sul delfico strumento
Sciorrìa novel concento.
Monil d’aurea corona
Nell’Erettèo confin tolse quel forte,
E in valle di Cleona,
E presso Tebe dalle sette porte;
Quando i Cadmèi con pronte
Mani gli ornâr la fronte
Dove in eterna pace
Amfitrìon si giace.
Nè peregrin tra quelli
Allor comparve l’eginese atleta,
Ma rincontrò fratelli,
Cui sorride amistade antica e lieta:
Ei di sue glorie il giorno
Nell’ospital soggiorno
Mirò contento, e vide
L’alta magion d’Acide.
Colpîr l’Iliaca terra
Alcide e Telamon di fato acerbo,
Ai Meropi fêr guerra,
E steser vinto Alcìoneo superbo:
Pur seppe il fier gigante
Prostrar d’un sasso innante
Sei cocchj e sei, che avièno
Gemino duce in seno.
Di belliche vicende
Chi non mi presta fè s’accusa ignaro:
Guerrier che mille offende
E’ percosso talor di colpo amaro.
Ma pone il metro e l’ora
Freno alla Dea canora,
E voglioso m’appella
Cintia che appar novella.
Dell’acque allettatrici
Se il bel favor, cor mio, non ti seduce,
Saettando i nemici
Cammineremo per sentier di luce:
Mediti pur consigli
D’orrida notte figli
Chi livid’occhio volve:
Andran per esso in polve:
L’alta virtù che in seno
La regina fortuna un dì m’infuse
Non fia che venga meno
Per lunga età, se il ciel m’ami e le Muse.
Dunque, mia dolce lira,
Come il desio n’inspira,
Di lidio mele aspersi
Tempra sonanti versi.
E volin grati a Egìna
E grati a Cipro, ov’ebbe Teucro impero;
Ma sorge in Salamina
L’eccelso trono del german guerriero:
Nella famosa sede,
Cui l’onda intorno fiede
Del risonante Eusino,
Stassi Achille divino;
Di Ftia l’ermo ritiro
Si piacque a Teti, che i destin ne prese,
E sull’immenso Epiro
Lo scettro vincitor Pirro distese.
Sparsi di gregge i monti
Qui levan l’ardue fronti
Da Dodona  selvaggia
Sino all’ionia spiaggia.
Del Pelio alle radici
Prostrò d’Acasto la superba sede,
E cattiva ai felici
D’Emona abitator Peleo la diede;
Nè valse contra il prode
D’Ippolita la frode,
Nè in man del reo consorte
L’insidiosa morte.
Con dedaleo consiglio
Tentò di Pelia il germe arti crudeli:
Ma fugonne il periglio
Chiron servendo al regnator de’ cieli:
Vinte Peleo le ardenti
Fiamme, gli artigli, e i denti
D’aspri leon, si giacque
Sposo alla Dea dell’acque.
E in bel cerchio sederse
Dell’Olimpo e del mar vedeva i regi,
Quando ciascun gli offerse
Durevol possa e non caduchi fregi.
Ma quale ardir m’invade?
Oltre l’estrema Gade
Di conseguir non lice
L’occidental pendice.
Ai regni dell’Aurora,
Finchè n’è dato, ritorciam le vele
Della scorrente prora,
E schiviamo, cor mio, l’onda infedele.
Degli Eacidi prodi
Le gloriose lodi
Tutte a ridir non vale
La lingua del mortale.
Sull’Ismo, in Pisa, e in Neme
Ai Teandridi i’ vengo illustre araldo
Delle gare supreme,
Onde traggon gli eroi vigor più saldo.
Mai senza i fior più lieti
Quei generosi atleti
Alla paterna sede
Non rivolgeano il piede.
Di trionfali carmi
La tua gente si fe’ ministra, e donna:
Ma se di parii marmi
Degg’io levar più candida colonna
O vincitor sovrano,
Al materno germano,
Al degno monumento
Callicle fia contento.
Come per fiamme ardenti
Di novello fulgor s’accende l’oro,
Così gli ascrei concenti
A generoso ardir crescon decoro:
E uguali ai gran monarchi
Di ben, di gloria carchi,
Erge sonante cetra
I vincitori all’etra.
Or Callicle diletto,
Abitator del pallido Acheronte,
Dal facondo mio petto
Tragga d’inni soavi etereo fonte:
Chè l’ismico soggiorno
D’apio lui vide adorno
Nelle famose gare
Sacre al signor del mare.
Lui fior d’alti garzoni
Infra i nepoti suoi fe’ chiaro Eufàne.
Son segno altri campioni
Ad altri vati nell’età lontane.
Ma chi di belle imprese
Esemplo altrui si rese,
In più felici note
Ei celebrar le puote.
Ei sol d’inno rivale
Potrìa vincere il suon, narrando come
Nel cimento agonale
Melesia di sudor bagna le chiome,
E all’opre infiamma i petti
Di pronti giovinetti;
Blando co’ buoni, e fero
Coll’inimico altero.

http://xoomer.virgilio.it/optima/testi/nemee.htm#04


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