The Eagle

Un film di attese sull’Antica Roma, depurato dagli stereotipi del genere

Giancarlo Zappoli   

 

 

Marcus Aquila nel 140 d.C. giunge in Britannia come giovane comandante al suo primo importante incarico. Sulle sue spalle grava un pesante fardello. Suo padre tempo prima era alla guida della Nona Legione composta da 5.000 uomini tutti scomparsi. Insieme a loro è andato perduto anche il simbolo dell’orgoglio di Roma: il vessillo con l’aquila. Marcus, dopo aver mostrato sul campo il proprio coraggio ed essere tornato ferito a Roma ospite di uno zio, assiste a un combattimento nell’arena in cui ammira lo sprezzo del pericolo di uno schiavo britannico, Esca. Lo salva da morte certa e lo prende con sé. Insieme torneranno in Britannia alla ricerca dell’aquila.
Rosemary Sutcliff nel 1954 pubblicò “The Eagle of the Ninth” che divenne subito un best seller. In esso si romanzava un dato che sta fra la storia e la leggenda. C’è chi legge la scomparsa della Nona Legione romana come un segno della vittoria del Davide indipendentista sul Golia imperiale e c’è chi ritiene invece che la Legione fu semplicemente trasferita dal nord dell’attuale Inghilterra al Medio Oriente. Il dato storico però poco interessa a Kevin McDonald il quale, spesso in equilibrio tra documentario e finzione, questa volta si lascia andare al narrare in un film di confronto virile aderendo e al contempo evitando gli stilemi del genere. Perché se i guerrieri autoctoni ricordano quelli di Apocalypto, nella loro fantasmatica tribalità siamo però lontani dalla ricostruzione alla Valerio Massimo Manfredi così come dall’epicità de Il gladiatore o dall’esibizione muscolare di Spartacus: Sangue e sabbia.
È un film di attese The Eagle. Attesa di una dimostrazione di coraggio. Attesa di un riscatto morale. Attesa dello svilupparsi di un relazione padrone/schiavo che potrebbe giungere anche al ribaltamento. Non mancano gli scontri fisici ma non assumono mai la dimensione dell’iperrealismo a cui 300 sembra avere sottomesso una parte dell’immaginario cinematografico-televisivo. È una ricerca di ruoli oltre che di un simbolo di potere e di onore il percorso che i due protagonisti compiono (a proposito: le promesse che avevamo visto nel Jamie Bell di Billy Elliot sono state mantenute). Così formazioni a testuggine e sottogola che lasciano cicatrici indelebili diventano occasioni per raccontare di uomini che credono in ciò che fanno anche se la vita è pronta ad offrire loro punti di vista inattesi che potrebbero mutare il senso stesso del loro agire.

http://www.mymovies.it/film/2011/theeagle/

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