Il diritto del più forte – Faustrecht der Freiheit e Il mondo sul filo (Welt am Draht)

Il diritto del più forte (titolo originale Faustrecht der Freiheit) è un film del 1975 di Rainer Werner Fassbinder, interpretato dallo stesso Fassbinder nel ruolo di Fox, da Peter Chatel in quello di Eugen e da Karlheinz Böhm in quello di Max.

Nel film Fassbinder analizza in maniera spietata e crudele il rapporto di sfruttamento capitalistico e le sue dinamiche, scegliendo come ambientazione il mondo omosessuale ipocrita e borghese della Monaco anni Settanta. Scelta evidentemente non dettata solo da fattori personali (Fassbinder conosceva molto bene quel mondo e ne detestava i meccanismi) ma soprattutto dalla necessità di mostrare come i rapporti coercitive del potere economico non stiano solo nelle mani di chi comanda ma anche di quelle delle cosiddette “minoranze”.

Tematiche del genere sono comuni ad altri film di Fassbinder, ad esempio Le lacrime amare di Petra Von Kant e si ritrovano anche nel suo teatro, basti pensare al dramma del 1965 Come gocce su pietre roventi.

La critica di Fassbinder, stavolta, è, però, ancora più radicale: la sua accusa al mondo omosessuale non è di semplice passività di fronte alla violenza di cui sono fatti oggetto, ma di complicità al rafforzamento di una classe economica – culturale – sociale che determina, con la propria gestione del potere, la ghettizzazione della condizione omosessuale. Scelta scomoda, che lo ha condotto spesso ad essere frainteso e odiato anche dalla stessa comunità omosessuale.

« Cercano, in modo ancora più cosciente della borghesia, di comportarsi come borghesi”  »
(Germania in autunno, 1977)

Trama

Franz Bieberkopf, detto Fox, è un ragazzo omosessuale che lavora in un baraccone del luna park di Monaco di Baviera.

Dopo l’arresto del proprietario per truffa perde la sua precaria occupazione. La fortuna gli si dimostra amica, e una vincita ad una lotteria, gli cambia improvvisamente la vita. Grazie alla sua mutata condizione sociale riesce ad accedere ad un giro d’alta borghesia omosessuale.

Qui conosce Eugen, rampollo borghese di una nota famiglia bavarese.Il padre di Eugen, infatti, è proprietario di una nota Tipografia della città, attualmente in cattive acque.

Eugen si mostra subito attratto dalla condizione sociale di Fox nonostante i suoi modi volgari e grossolani che non tardano a metterlo in imbarazzo davanti ai suoi amici e alla sua famiglia.

I due vanno a vivere insieme ed Eugen convince Fox ad investire i suoi soldi nella tipografia di famiglia nonché nell’acquisto di un ricco appartamento e di quadri d’autore e mobilio sfarzoso.

Ben presto però la somma vinta alla lotteria comincia ad assottigliarsi e quando Fox capisce di essere rimasto al verde, Eugen lo lascia su due piedi, estromettendolo anche dall’appartamento che Fox aveva acquistato con i soldi della vincita.

Solo e senza soldi, Fox si suiciderà in una stazione della metropolitana tra l’indifferenza dei passanti

. http://it.wikipedia.org/wiki/Il_diritto_del_pi%C3%B9_fort



Immagine

Cinema e realtà virtuale sono due campi che possono essere considerati molto distanti tra loro. Questi due “mondi” svolgono differenti funzioni e stringono legami relazionali peculiari con i loro fruitori. Sin dalla sua comparsa, la realtà virtuale è entrata nell’immaginario cinematografico grazie, soprattutto, a registi e sceneggiatori che hanno intravisto in essa notevoli potenzialità tematiche e stilistiche.
Il cinema, infatti, sin dagli albori del computer, e delle sue capacità di simulazione, ha cercato di inserire all’interno delle sue storie e del campo visivo questi personaggi intenti a navigare all’interno di un ambiente simulato mostrando, nel tempo, quanto questo campo si fosse sviluppato. Il Mondo sul filo (Welt am draht) di Rainer Werner Fassbinder risale al 1973 e apre questo filone che, a dire la verità, non conta un numero così vasto di opere, e che nel 1999 ha avuto un’impennata con l’uscita quasi contemporanea di tre lavori capaci di compiere un passo avanti rispetto alla precedente filmografia di riferimento: eXistenZ di David Cronenberg, Matrix dei fratelli Wachowski e Il tredicesimo piano di Josef Rusnak.
Il mondo sul filo, creato per il canale televisivo WDR, viene girato da Fassbinder in poco più di quaranta giorni tra Parigi, Monaco e Colonia, e vede la sua prima diretta televisiva il 14 ottobre 1973 (la prima parte) e il 16 ottobre (la seconda). Inspirato al libro Simulacron-3 di Daniel F. Galouye – come, per altro, Il tredicesimo piano di Rusnak – l’imponente opera del regista bavarese affronta un racconto di fantascienza, dalle chiare venature distopiche, inserendovi tutto il suo potenziale stilistico teso a esaltare il gioco dei ruoli nell’ambito del potere borghese e l’amore e i legami affettivi come possibilità di emancipazione sociale.
Dopo la misteriosa morte del proprio superiore, il direttore Vollmer, Fred Stiller, suo vice in un istituto di cibernetica in grado di generare un ambiente virtuale, inizia una propria indagine personale per chiarire come siano andate realmente le cose. Durante il suo percorso si innamora di Eva, la figlia di Vollmer, ma viene anche progressivamente allontanato e temuto dai suoi colleghi e amici. Nel susseguirsi della vicenda molti dubbi sorgono in lui, fino all’amara rivelazione: la realtà in cui crede di vivere non è altro che una simulazione a sua volta, esattamente come il progetto Simulacron a cui, lui stesso, ha dato vita.
Nonostante una trama di sicuro interesse, il merito di Fassbinder consiste nel non adagiarsi al testo narrativo o nel mettere in scena una visione spettacolare della nuove speranze tecnologiche utilizzando le immagini, e il loro potenziale, per intrattenere il pubblico. Il film del regista tedesco appare ancora oggi stimolante – a quarant’anni di distanza – proprio perché cerca una lettura profondamente personale delle problematiche legate ai diversi piani del reale, in favore di una visione tragica delle certezze di una borghesia che si credeva padrona del proprio mondo. Vollmer prima e Stiller poi sono i rappresentanti di un mondo, quello ritenuto reale, che creano un altro mondo in maniera da poter fare delle previsioni riguardo le necessità dei fabbisogni di acciaio che saranno generate da lì fino agli anni Novanta; compartecipano a creare un sotto-mondo (proletario?) che lavori in funzione del soddisfacimento dei loro interessi economici.
Il fulcro della lettura fassbinderiana si gioca tutto sulla deterritorializzazione della “potenza”, intesa sia gerarchicamente sia come piano del reale, ovvero quella modalità del reale che esiste solo in potenza di essere, che non è reale ma possibile. La società borghese di cui Stiller fa parte, infatti, è convinta di occupare la cima della gerarchia, usando il suo potere per generare altri mondi o strati sociali. La tragedia, sotto forma di agnizione progressiva, appare con tutta la sua intelligenza nel momento in cui Vollmer e Stiller comprendono che il loro mondo è anch’esso una simulazione scaturita dalle necessità di un sovra-mondo (economie internazionali?) e che, quindi, anch’essi sono soggetti al gioco forza potere/potenza di interessi economici ancora più grandi.
Così, Il mondo sul filo di Fassbinder assurge a una posizione affatto particolare nella cinematografia che tratta le tematiche virtuali, dimostrando per l’ennesima volta le capacità filmiche di un regista superbo che, conscio del mezzo e del linguaggio di riferimento, offre un discorso chiaro e intelligibile innestato all’interno di un’opera che è comunque leggibile da diversi strati del pubblico. E come consuetudine dei suoi lavori per la televisione, “il nostro” ci regala un finale lieto in cui l’amore permette a Stiller di emanciparsi dalla sua condizione, per raggiungere Eva Vollmer in ciò che lui considera il mondo vero.

Emanuel Carlo Micali

http://www.orizzontidigloria.com/cinema-europeo/il-mondo-sul-filo-il-virtuale-secondo-fassbinder

Enrico Ghezzi introduce “Il mondo sul filo” di Rainer Werner Fassbinder from Gregor Samsa on Vimeo.

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