DOPO DI NOI?

ASSOCIAZIONE DOPO DI NOI

L’associazione Dopo di Noi nasce nel 2003 per volontà di un gruppo di persone che essendosi fatte carico della crescita di una ragazza disabile, si sono poste il problema del suo futuro dopo di noi.
Questa domanda ha portato alla costituzione dell’associazione.

L’associazione Dopo di Noi lavora a livello provinciale e ha come scopo prioritario la promozione di processi d’integrazione sociale di disabili giovani-adulti in contesti di normalità. Promuove la ricerca, la progettazione e la realizzazione di strumenti per l’avvio verso l’autonomia di persone disabili adulte con lo scopo specifico di progettare con loro forme di convivenza di tipo famigliare anche “dopo di noi”.

L’Associazione Dopo di noi è una ONLUS, iscritta all’albo provinciale, partecipa attivamente ai tavoli di concertazione dei Piani di Zona della Provincia di Biella. E’ formata da un’assemblea di socie ed ha un consiglio di amministrazione composto da 7 soci.
Dispone di una sede che è anche luogo di sperimentazione della casa famiglia dei disabili arredata per la possibile convivenza di 7 persone, denominata “Casa Delfino” a Biella, e dall’anno 2008,  ha a disposizione una seconda casa nel territorio di Pettinengo, chiamata “La CASA”.

I nostri partner:  Associazione pacefuturo 

 

Collabora con:

Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, UNIDEE ; Comune di Pettinengo, Centro Servizi Volontariato di Biella, i Consorzi Socio-Assistenziali I.R.I.S. (biellese occidentale) e C.I.S.S.A.B.O. (biellese orientale), Provincia di Biella, Comune di Biella., il Consultorio “La persona al centro”, l’Opificiodellarte, l’Ass. “Tutti insieme” di Cerreto Castello, l’Ass. “Il Delfino” di Trivero, l’Ass. di volontariato di Lessona, l’Auser di Vallemosso, la Caritas di Pettinengo, l’Ass. di volontariato di Cossato, Associazione Amici del Cerino Zegna, Residenza per Anziani – Opera Pia A. E. Cerino Zegna di Occhieppo Inferiore Residenza per Anziani – O.A.S.I. di Chiavazza, la Piccola Fata e con tutte le associazioni senza distinzione, oltre che con i servizi territoriali.

http://dopodinoi.biella.it/it/web/associazione-dopo-di-noi-14

 

Quarta fase

Associazione Dopo di Noi: Quarta Fase

L’ultima fase è quella della promozione della “vita indipendente” dei giovani adulti con disabilità mediante lo sviluppo di soluzioni abitative protette come concreta risposta al “dopo di noi”.

http://dopodinoi.biella.it/it/web/quarta-fase-25

 

Il governo boccia il fondo per i disabili. L’assistenza a carico delle famiglie

Il sottosegretario Guerra ha dato parere negativo all’accantonamento di 150 milioni per strutture di accoglienza da utilizzare per i portatori di handicap rimasti soli o senza tutele

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/25/disabili-dopo-fondi-tagliati/206635/

Sei in: VareseNews / Salute / “No ai tagli! Sì alla vita indipendente” – 9/06/2012

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“No ai tagli! Sì alla vita indipendente”

Mercoledì 13 giugno, a partire dalle ore 11.00, numerose organizzazioni di terzo settore e organizzazioni sindacali si uniranno alle migliaia di persone con disabilità che si troveranno in piazza Duca d’Aosta per protestare contro i tagli al welfare

http://www3.varesenews.it/salute/articolo.php?id=236290

Autismo: Lettera di un padre al ministro Profumo, mio figlio conoscerà la sua decima insegnante di sostegno

05 martedì giu 2012

Posted by mondoaspie in Articoli, ASD, Autismo, Autistici incazzati, Ciprendonoperilculo, Diagnosi, Disabilità, Disturbi spettro autistico, Genitori, Realtà autistiche, Scuola, Segnalazioni, Storie, Tragedie autistiche, Vergogne italiche

 

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Lettera aperta al Ministro dell’Istruzione Dr. Francesco Profumo

Egregio Signor Ministro, Le scrivo questa lettera pur temendo che mai Lei avrà modo di leggerla. Ed allora? Beh, mi conceda la speranza che lo farà e la prego anche di comprendere uno come me, genitore di un figlio disabile, che dopo aver sperato e provato in tutti i modi ad avere un minimo di ascolto e di giustizia ecco che incomincia a fare cose sciocche ed assurde come quella, appunto, di scrivere al Ministro.
Le scrivo non perché consideri Lei, Ministro Francesco Profumo, responsabile del problema che di seguito Le illustrerò. Tutti sappiamo che sono ben altri i responsabili di questa vergogna, tutti quei ministri, TUTTI, che hanno avuto l’onore di occupare negli anni la sua poltrona e che si sono limitati, appunto, ad “occupare la poltrona” e che mai si sono concretamente preoccupati della scuola pubblica, dell’utenza della scuola pubblica, di TUTTA l’utenza, e dei suoi problemi.
Ed allora perché le scrivo Signor Ministro? Perché mi è rimasto solo questo da fare, perché mio figlio, disabile, credo che abbia gli stessi diritti degli altri figli normodotati, che già ne hanno pochi (non ne ha di più, HA GLI STESSI DIRITTI) ed io, senza gridare, in modo educato e civile, vorrei ricordarlo anche a Lei sperando che Lei, prima di andarsene, riesca a risolvere questo problema.
Qual’è il problema? Ecco: mio figlio, oggi quattordicenne, è affetto da autismo. E’ stato regolarmente iscritto all’età di tre anni alla scuola dell’infanzia dove ha conosciuto la sua PRIMA insegnante di sostegno che è riuscito miracolosamente a mantenere per tutti e tre gli anni del ciclo scolastico e con la quale aveva creato un rapporto perfetto, sia dal punto di vista umano che didattico. Ma cosa succede? Non so per quale perverso meccanismo ministeriale e burocratico, ed in barba alla tanto decantata “continuità educativa”, con l’ingresso alla scuola primaria mio figlio deve cambiare insegnante di sostegno, DEVE cambiare perché, inspiegabilmente, non si comprende per quale motivo l’insegnante della scuola materna non può accompagnarlo anche alla scuola primaria. Ed ecco, quindi che in prima elementare mio figlio conosce la sua SECONDA insegnante di sostegno. Ma l’anno successivo questa seconda insegnante di sostegno viene trasferita ed in seconda elementare mio figlio conosce la sua TERZA insegnante di sostegno che a metà anno scolastico se ne va e, sempre in seconda elementare mio figlio ha la fortuna di conoscere la sua QUARTA insegnante di sostegno. In terza elementare conoscerà la sua QUINTA e, sempre nello stesso anno, la sua SESTA insegnante di sostegno, in quarta elementare la SETTIMA ed in quinta elementare la sua OTTAVA insegnante di sostegno.
Mio figlio è così arrivato alla quinta elementare ed in questo percorso ha cambiato ben OTTO insegnanti di sostegno ed un’osservazione sorge spontanea Signor Ministro: gli amici di mio figlio, amici che hanno frequentato in questi anni, anno dopo anno, la sua stessa classe, tutti normodotati, NON HANNO MAI CAMBIATO INSEGNANTE OD INSEGNANTI, hanno giustamente mantenuto, anno dopo anno, gli stessi insegnanti ed allora perché, PERCHE’, un bambino disabile, quindi un bambino più fragile, problematico, che ha bisogno di stabilità, di punti di riferimento certi, un bambino che ha difficoltà a riadattarsi continuamente ad una nuova figura, un bambino che per poter apprendere, nel limite del possibile, ha bisogno di un clima sereno e di un rapporto stabile DEVE subire tutto questo?
Ma non finisce qui, Signor Ministro. Mio figlio approda alla prima media (secondaria di primo grado) e sa cosa succede? Lei non ci crederà ma cambia nuovamente insegnante di sostegno e sa perché? Io spero che i solerti dirigenti ministeriali lo sappiano perché io non l’ho capito e non lo so. La spiegazione che mi è stata data è che l’insegnante di sostegno della scuola elementare non è abilitata per insegnare alla scuola media, come se mio figlio entrando alla scuola media potesse seguire il programma didattico ed educativo di questa scuola. Mio figlio, Signor Ministro, in prima media non sa ancora leggere e scrivere, deve necessariamente seguire un programma specifico che si adatti a lui ed al suo livello di sviluppo, programma che grazie a questo tourbillon ogni anno dobbiamo concordare di nuovo e ridiscutere con la nuova insegnante e con gli operatori della ASL. E così, ecco che in prima media, in barba alla continuità educativa e soprattutto senza alcun minimo rispetto umano, mio figlio conosce la sua NONA insegnante di sostegno.
Ma ancora non finisce qui, Signor Ministro. Pochi giorni fa ho saputo che l’attuale insegnante di sostegno, preparata, in gamba e disponibilissima, essendo stata nominata di ruolo, il prossimo anno se ne andrà, DEVE andarsene perché di ruolo!! Tutto questo, Signor Ministro, in barba alla disabilità. In seconda media mio figlio conoscerà la sua DECIMA insegnante di sostegno.
Concludo, Signor Ministro, sottolineando che le insegnanti di sostegno di mio figlio, che ringrazio tutte indistintamente per l’impegno e la passione che hanno dimostrato nel lavoro e per l’affetto dimostrato verso mio figlio e che ancora oggi dimostrano, sono sempre state costrette ad andarsene e lasciare l’incarico e questo in base a leggi e regolamenti degni di un paese incivile, in base a meccanismi che nulla hanno a che vedere con la disabilità ed il delicato ruolo che questi insegnanti ricoprono e sono state costrette ad andarsene dopo essere riuscite ad instaurare un ottimo e proficuo rapporto con mio figlio.
Lei pensi, Signor Ministro, che nonostante tutto quello che ho scritto sopra mi si dice che mio figlio deve considerarsi fortunato perché ci sono zone nel nostro bel paese dove i bambini disabili il sostegno scolastico neanche riescono ad averlo. Questa osservazione aggiunge vergogna alla vergogna.
Nostro figlio, Signor Ministro, come ed insieme a tanti altri bambini disabili, ha bisogno di lavorare molto, in modo costante e guidato da personale qualificato per raggiungere la massima autonomia possibile. Oggi nostro figlio, quattordicenne, non sa ancora leggere e scrivere e si esprime verbalmente con difficoltà. Chissà, forse in una scuola organizzata in un modo diverso e soprattutto in una scuola più attenta ai bisogni dei più deboli, nostro figlio oggi avrebbe qualche autonomia in più e, soprattutto, in una scuola diversa avrebbe goduto di un maggior rispetto.
La ringrazio per l’attenzione e Le auguro buon lavoro.

Angelo Borgna

http://mondoaspie.com/2012/06/05/autismo-lettera-di-un-padre-al-ministro-profumo-mio-figlio-conoscera-la-sua-decima-insegnante-di-sostegno/

Da un articolo di Gian Antonio Stella: i disabili veri dimenticati dallo Stato (di Claudio Lombardi):

PIU’ COMODO PARLARE SOLO DEI MINORITARI DISABILI FINTI, AGGIUNGO IO.vittoria

Per inquadrare la questione l’articolo del Corriere cita qualche dato tratto da un’inchiesta del «Sole 24 Ore». Rispetto al Pil, l’Italia spende molto più della media dell’Europa a 15 per le pensioni (16,1% contro 11,7%), come gli altri nel totale del welfare (26,5% contro 26%) ma nettamente meno per la non autosufficienza: 1,6% contro 2,1%. Un quarto di meno. Ma, in realtà, di meno perché in quell’1,6% ci stanno anche i tanti casi di falsi invalidi. Così i tagli si sono abbattuti su tutti indistintamente, furbi e disabili veri.

Anche qui i dati citati dal Corriere sono noti e denunciati dalle associazioni di tutela dei disabili. Dal 2008 al 2013 il Fondo per le politiche sociali passa da 929,3 milioni di euro a 44,6 e quello per la non autosufficienza da 300 a 0. Con questi numeri è ovvio che l’assistenza rimanga in gran parte un problema e un onere della famiglia.

Con i tagli lineari le prestazioni dell’assistenza pubblica si sono ridotte aggravando l’onere sulle famiglie. Secondo l’Istat, si ricorda nell’articolo, in Italia i disabili «sono 2 milioni 600 mila, pari al 4,8% circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia. Considerando anche le 190.134 persone residenti nei presidi socio-sanitari si giunge a una stima complessiva di poco meno di 2 milioni 800 mila persone».

Il problema si fa drammatico per gli anziani per i quali si spende ancor meno rispetto alla media dei Paesi europei e così ci si affida ancora una volta al buon cuore delle famiglie e, in particolare, delle donne le indiscusse protagoniste del lavoro di cura.

“Per i disabili più giovani, spiega al sito www.superabile.it Pietro Barbieri, presidente della Fish, la Federazione italiana del sostegno all’handicap, il quadro è lo stesso: «Da noi si spende meno della metà della media europea a 15 per la non autosufficienza. E il dato comprende sia l’indennità civile che l’assistenza domiciliare pagata dai Comuni. Qui non si tratta di prendere provvedimenti più equi, qui si dice alle famiglie “arrangiatevi!”» E a quel punto sapete cosa accadrà? «Che le famiglie cominceranno a chiedere il ricovero per un congiunto non autosufficiente. E a quel punto avremo una maggiore segregazione di persone che non hanno fatto nulla di male e un costo molto più alto per il Paese. Si pensi al costo giornaliero di una degenza».

A questo punto Gian Antonio Stella fa qualche conto. “Questi disabili non anziani, secondo la Fish, sarebbero circa 400 mila. Se le famiglie, abbandonate a se’ stesse, fossero obbligate a scaricare i figli e i fratelli sul groppone dello Stato, questo sarebbe obbligato a costruire strutture per un costo minimo (dall’acquisto del terreno alla costruzione fino all’arredamento) di 130 mila euro a posto letto per un totale di 52 miliardi. Per poi assumere, stando ai protocolli, almeno 280 mila infermieri, psicologi, cuochi, inservienti per almeno altri 7 miliardi l’anno. Più tutto il resto. Un peso enorme, del quale l’Italia di oggi non potrebbe assolutamente farsi carico.”

Se le cose stanno così e se pensiamo che la vita di una persona disabile sia comunque preziosa per la collettività allora dobbiamo investire per migliorare la condizione delle famiglie e dei disabili. Non si investe solo in ponti e strade, ma anche in capitale sociale di cui fa parte la condizione di vita delle persone. Un mix di sostegni finanziari per le famiglie e di strutture pubbliche con prestazioni domiciliari sembra la risposta giusta che non contraddice il grande bisogno di scoprire e punire i falsi invalidi. I recenti provvedimenti del governo che hanno semplificato la certificazione dello stato di invalidità dovrebbero creare le condizioni anche per fare ordine individuando chi non ha titoli per godere di alcun beneficio. Non dimentichiamo che i falsi invalidi sono una conseguenza della scelta politica di chi, decenni fa, volle accontentare fasce disagiate di popolazione distribuendo come mance pensioni e indennità contribuendo così a scassare i conti dello Stato. Non seppero e non vollero, quelli che governavano allora, imboccare la via dello sviluppo e della crescita civile e usarono lo Stato per coprire questa loro scelta. Facciamo in modo che non si ripeta più e che agli invalidi e ai disabili sia dato il massimo sostegno.

Claudio Lombardi

http://www.civicolab.it/?p=2159

I disabili alla disperazione: da tre mesi senza fondi

E non solo a Nuoro

NUORO. Gli svantaggiati e i portatori di handicap che godono del sussidio regionale che fa riferimento alla legge 162, sono alla disperazione. Da tre mesi non ricevono neppure un euro. Senza soldi, almeno per alcuni, si rischia di rendere difficile la loro sopravvivenza. Molti disabili devono essere accuditi in tutto e per tutto da un familiare o da una persona esterna, regolarmente retribuita, che si occupa solo ed esclusivamente dell’assistito. In qualche caso lo si deve anche accompagnare in auto in palestra o in piscina, presso le quali sottoporsi a specifici esercizi fisici per evitare che si atrofizzino gli arti. Dunque hanno necessità di avere a disposizione una macchina con autista per andare e venire da casa fino agli impianti sportivi. E per questo semplice trasferimento, se non c’è un familiare che provvede, occorre pagare la persona che si fa carico di garantire il servizio.

http://lanuovasardegna.gelocal.it/nuoro/cronaca/2012/06/21/news/i-disabili-alla-disperazione-da-tre-mesi-senza-fondi-1.5299441


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