Io, Robot – Isaac Asimov

Escludendo i fedelissimi e moltissimi appassionati in tutto il mondo, il genio di questo ispirato scrittore non è così evidente alle nuove generazioni, eppure è fondamentale conoscerne l’opera immane che ha consegnato ai posteri: centinaia di libri (tra romanzi, racconti, saggi, poesie e trattati scientifici) che spaziano dalla fantascienza, di cui è padre indiscusso, alla scienza, al fantasy per arrivare anche alla narrativa per ragazzi.

Prima Legge della Robotica
“Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.”
Seconda Legge della Robotica
“Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.”
Terza Legge della Robotica
“Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.”

Da Manuale di robotica, 56a edizione, 2058 d.C.
Tratto da Io, Robot

A metà del secolo scorso, in piena Guerra Fredda, Asimov immaginava un futuro popolato da robot, macchine avanzatissime, che vagano in una Terra irriconoscibile dopo il disastro nucleare, dove l’umanità, ormai padrona della tecnologia, si muove tra destinazioni extraterrestri, sulle rotte fra pianeti e lune nel sistema solare. Egli immagina, ma prima ancora studia in modo approfondito, le possibilità di tale futuro sui testi scientifici di quegli anni, testi che oggi potremmo definire utopistici, ora che sappiamo quanto poco si è realizzato di quelle visioni. Mezzo secolo fa, alla fine del primo millennio, non era così astruso pensare ad un 2000 così progredito tecnologicamente.

Asimov inventò un nuovo universo sulla base della sua realtà: scrisse di un futuro dettagliato e regolato da nuove leggi, plasmò nuovi termini, nomi e luoghi, tanto da rendere necessario stilare un’Enciclopedia Galattica ad opera di  Mike Carling. L’opera di Asimov ha influenzato il genere fantascientifico in modo indelebile, per cui, oggigiorno, leggere un qualsiasi romanzo del genere senza conoscerla è come imbarcarsi per una traversata oceanica a bordo di un canotto senza saper nuotare. Ma da dove iniziare a conoscere l’universo (è proprio il caso di dirlo) di Asimov senza perdere la bussola nella sua sconfinata produzione?

Potreste partire con uno dei molti Cicli, da Lucky Starr all’infinito Ciclo della Fondazione, ma, per imparare a navigare consapevoli in questo mare di scritti, è necessario conoscerne le regole basilari – quindi, quale miglior compendio di una raccolta di racconti intorno a tali fondamentali principi? 

Io, Robot (titolo originale “I, Robot” – 1950) è un’antologia di nove racconti scritta da Asimov nel decennio 1940/50 ed incentrata su Robot di varia generazione, più o meno avanzate (rispetto alla nostra epoca odierna, comunque, avanzatissime!), e sulle probabili difficoltà relazionali tra questi e l’umanità. Quali difficoltà, se i robot non hanno sentimenti e cuore per relazionarsi come noi? 

I Robot di Asimov sono dotati di cervelli molto simili a quello umano. Sebbene si parli di simulazione, essi sono capaci di interagire naturalmente con l’uomo e sono programmati diversamente nelle reazioni e comportamenti a seconda dei compiti che devono svolgere. Ciò che li comprende tutti indistintamente è l’essere soggetti alle Tre Leggi della Robotica (vedi sopra) create per salvaguardare l’uomo da ogni possibile pericolo da essi derivante. Eppure, le stesse Leggi posso essere interpretate ed applicate in modi diversi, in base alle situazioni e/o al possibile malfunzionamento dei Robot.

L’Antologia parla esattamente di questo tipo di relazione tra Robot, Uomo e aspetti morali, raccogliendo episodi legati da questo concetto comune, col preciso desiderio di evidenziare da un lato, la fragilità spesso latente delle regole, dunque la fallibilità dell’uomo, e dall’altro, una spesso divertente critica verso alcune delle convinzioni più comuni al genere umano, come il credo religioso (vedi “Iniziativa personale” 1944) o il concetto di affetto (vedi “Robbie” 1940 – il primo dei racconti).

Il titolo dell’Antologia, “Io Robot”, non è frutto della mente di Asimov, bensì, per sua stessa ammissione, deriva da un racconto di Eando Binder prologo della seguente Saga di Adam Link. Quest’ultimo ispirò chiaramente lo scrittore nel suo primo racconto con protagonista un Robot, “Robbie”, la cui pubblicazione, dopo il rifiuto di un editore, avvenne sotto l’infelice (ed anche un pò inquietante!) titolo di “Uno strano compagno di giochi”.  La raccolta, invece, fu edita soltanto dieci anni dopo, riprendendo il titolo, per volere dell’editore e contro quello di Asimov, dal racconto di Binder. Lo scrittore, infatti, propose come titolo della raccolta Mind and Iron (“Mente e acciaio”) che, probabilmente, non avrebbe ottenuto lo stesso successo all’epoca.

Sebbene sia una raccolta di racconti, ritroviamo spesso gli stessi protagonisti, tra i quali la capo robopsicologa della U.S. Robots and Mechanical Men Inc., la Dottoressa Susan Calvin, un personaggio fondamentale nei cicli fantascientifici asimoviani, che proprio in uno di questi racconti (“Bugiardo!” 1941) compare per la prima volta; e la divertente coppia di collaudatori Gregory Powell e Mike Donovan, una squadra di campo-collaudo che localizza difetti nei prototipi di Robot.

Le storie sono brevi e godibilissime anche per coloro che si avvicinano alla fantascienza per la prima volta. Il già citato “Robbie” apre la raccolta narrando l’inverosimile, eppure certo, affetto tra una bambina ed il suo Robot compagno di giochi, come in una piccola favola completa di morale. Racconti successivi, invece, vedono protagonisti i due collaudatori alle prese con i difetti dei Robot-prototipo, episodi tra il serio e il faceto intrisi di una chiara critica alla follia umana. Un esempio è la ribellione del Robot QT-1 (“Essere razionale” – 1941), il quale, appena attivato dai collaudatori, dubita di essere una creazione dell’uomo, come di essere nient’altro che una macchina, affrontando razionalmente le proprie teorie e finendo col riproporre al lettore le note domande sull’origine e sullo scopo dell’esistenza, ammettendo, infine, l’esistenza di un essere superiore. Ecco uno dei passi più esilaranti eppure, interessanti:

“Gregory Powell scandì le parole per dare maggior enfasi alla frase
– Una settimana fa, Donovan e io ti abbiamo costruito –
[…] Alla fine il robot parlò con il freddo timbro caratteristico dei diaframmi metallici.
– Ti rendi conto della gravità di una simile affermazione, Powell? –
– Qualcosa ti avrà pure costruito, Cutie – osservò Powell – Tu stesso ammetti che la tua memoria, in tutta la sua completezza, sembra essere affiorata dal nulla assoluto una settimana fa. – […] Cutie si guardò le lunghe dita flessibili, ostentando un atteggiamento stranamente umano da cui trapelava perplessità.
Ho l’impressione che debba esistere una spiegazione più soddisfacente di questa. Che tu abbia creato me mi sembra improbabile. -”

Asimov scrive un futuro che replica gli errori del “sistema umano riuscendo a chiarire la sua opinione in merito persino attraverso un genere apparentemente così lontano dalla realtà. Anche per questo, una volta entrati nel suo universo, tutto ci sembra perfettamente funzionale e naturalmente possibile.

«Ardo dal desiderio di spiegare, e la mia massima soddisfazione è prendere qualcosa di ragionevolmente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo. È il modo più facile per chiarire le cose a me stesso.» (Isaac Asimov)

Asimov ha scritto moltissimo spaziando tra tematiche eterogenee fatte confluire in una sola direzione, quella del suo pensiero, ovvero, il contributo più esteso alla fantascienza che conosciamo oggi. Il suo talento più grande resta la facilità con cui rendeva comprensibile e alla portata di tutti l’elitario linguaggio scientifico, chiarendo molti dei concetti visti come assiomi ai suoi lettori, un fattore determinante per il successo dei suoi libri.

L’opera maggiore di Asimov è indubbiamente il Ciclo delle Fondazioni (1942-1949), una serie di racconti incentrati sulla caduta di un immaginario Impero Galattico, raccolti successivamente in tre volumi (Cronache della Galassia – Il Crollo della Galassia Centrale – L’altra faccia della Spirale), grandioso dipinto del futuro dell’umanità che introdusse l’importante concetto della “Psicostoria”: l’ipotesi di un futuro basata sulla prevedibilità dei comportamenti delle masse calcolata in termini matematici. Un’idea che è divenuta materia di studio per la sociologia e la psicologia, rivoluzionando le teorie sulla ciclicità della storia umana.

Il Ciclo delle Fondazioni (cui seguirono altri libri scritti tra il 1982 e il 1992 – L’orlo della Fondazione – Fondazione e Terra – Preludio alla Fondazione – Fondazione Anno Zero) ha condizionato con il suo manifesto del futuro moltissimi scrittori e registi (ad esempio l’idea di un Impero Galattico ripresa dalla ben nota Saga di Guerre Stellari).

Potremmo scrivere pagine su quanto ha lasciato ai posteri Isaac Asimov, citarne solo alcuni meriti non esclude l’importanza degli altri, ma vale certamente la pena iniziare da qui, da Io, Robot, un viaggio incredibile negli spazi siderali di questa mente geniale. La raccolta ha anche ispirato il noto film omonimo del 2004, “Io, Robot” di Alex Projas, con Will Smith. Sebbene non contenga altro riferimento al testo se non le Tre Leggi e l’idea dell’interazione tra robot e uomo, resta, ad ogni modo, un film interessante.

http://urbanfantasy.horror.it/2011/09/io-robot-isaac-asimov/

La prima legge

 

Mike Donovan si trova assieme agli amici a mangiare e a bere, e a un certo punto, tanto per contraddire un amico, dice che una volta ha assistito all’infrazione della Prima Legge della Robotica. Gli amici ovviamente non gli credono e per questo gli chiedono di raccontare la storia. A quel punto Donovan, di malavoglia, dato che si era fatto sfuggire quel commento, accetta di raccontarla. Si trovava su Titano, una luna di Saturno, era pressappoco il 2025, ed erano appena arrivati i robot sperimentali della serie MA (Emma). Questi eseguivano egregiamente il loro lavoro, fino a quando uno di questi (Emma Due), decide di andarsene per non tornare mai più. Il tempo passa, e la stagione degli uragani sta per incombere, così Donovan, in mancanza dell’automa, è costretto ad andare di persona a Kornsk con la propria aereo-macchina, da solo. Il guaio è che, durante il suo viaggio di ritorno, si scatena un tempesta, ed è quindi costretto a fermarsi al suolo, per proseguire a piedi. In quel momento però, si ritrovò di fronte ad un Cucciolo delle nevi (una specie molto pericolosa ed aggressiva, endemica del luogo), seminascosto dalla nebbia. Tirando fuori il disintegratore, Donovan cerca di colpirlo ma a quel punto appare Emma Due, che gli toglie l’arma dalla mano e porta via con sé la bestia feroce, lasciando Mike di nuovo da solo, senza però aiutarlo a trovare la strada giusta per la base. Per sua fortuna però, la tempesta si placa, e Donovan riesce a tornare sano e salvo al complesso. Dopo un paio di ore però, si ripresenta anche Emma Due, che porta in braccio con se, non un Cucciolo delle nevi, come era sembrato all’inizio, ma un piccolo robot, figlio di Emma. Verrà battezzato Emma Junior, e si capirà inoltre che l’amore materno è molto più forte della Prima legge della robotica.

Come si può vedere, in questo racconto, Asimov, infrange per la prima volta le tre leggi della robotica (senza contare che un robot partorisce un figlio). Non c’è da preoccuparsi però dato che in seguito, egli stesso, stabilì che questo racconto non deve essere preso sul serio, dato che è stato scritto soltanto per gioco….

 

http://it.wikipedia.org/wiki/La_prima_legge

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