Il labirinto di knosso;Teseo e il minotauro

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26 aprile 2007

Vediamo un pò …da Wikipedia.

(Il Labirinto di Knosso è un leggendario labirinto, che secondo la mitologia greca fu fatto costruire dal Re Minosse nell’isola di Creta per rinchiudervi il mostruoso Minotauro, nato dall’unione della moglie del re con un toro.

Era un intrico di strade, stanze e gallerie, costruito dal geniale Dedalo con il figlio Icaro, i quali, quando ne terminarono la costruzione, vi si trovarono prigionieri. Dedalo costruì delle ali, che appiccicò con la cera alle loro spalle, e entrambi ne uscirono volando.

Il Minotauro divorava ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle di Atene, finché Teseo, aiutato da Arianna, non l’uccise.
Teseo riuscì a uscire dal labirinto solo grazie al filo che Arianna gli aveva dato e che aveva lasciato scorrere lungo il percorso. Una volta ucciso il Minotauro Teseo seguì la strada indicata dal filo).

Ma perchè venivano sacrificati sette fanciulli??

Il re di Creta Minosse aveva vinto la guerra contro Atene. Ordinò allora che ogni nove anni (secondo alcune versioni ogni anno) sette giovani e sette giovinette ateniesi venissero inviati a Creta per essere divorati dal Minotauro. Quando venne il momento di effettuare la terza spedizione sacrificale, Teseo si offrì volontario per andare ad uccidere il mostro. Promise al padre Egeo che, in caso di successo, al suo ritorno avrebbe issato sulla nave delle vele bianche. Quando arrivò a Creta Arianna, la figlia di Minosse, si innamorò di lui e lo aiutò a ritrovare la via d’uscita dal labirinto dandogli una matassa di filo che, srotolata, gli avrebbe permesso di seguire a ritroso le proprie tracce. Trovato il Minotauro, Teseo lo uccise a mani nude e guidò quindi gli altri ragazzi ateniesi fuori dal labirinto. Teseo portò Arianna via da Creta con sé, ma poi la abbandonò sull’isola di Naxos e la ragazza, quando si accorse di ciò che era successo, lo maledisse. Al suo ritorno dimenticò di issare le vele bianche come promesso e il padre Egeo, credendo il figlio morto, si uccise lanciandosi nel mare, che da allora porta il suo nome.

Questo mito è stato vivo e presente nella cultura Europea e variamente elaborato per oltre tremila anni.

torniamo al nostro sterminatore Teseo. Ai suoi tempi viveva il crudele re di Tebe, Minosse, che con la sua flotta aveva assediato Atene, già afflitta da peste e carestia. E agli assediati il cattivo di turno impose un atroce tributo: ogni anno e per nove anni, gli ateniesi dovevano fornire sette ragazzi e sette ragazze da dare in pasto ad un essere famelico che passava i suoi giorni in quel di Creta, il Minotauro.

Questo mostro vorace aveva la forma di un uomo con la testa di un toro, e viveva nel  Labirinto , una intricata costruzione fatta di corridoi e sotterranei, antri e cunicoli. Roba da film dell’orrore.

Ma niente paura: santi, taumaturghi ed eroi sono sempre a disposizione nelle speranze di chi li invoca e ne chiede l’aiuto. E il nostro Teseo, che si era abituato al personaggio di “gendarme del mondo” (avrà poi autorevoli imitatori in ogni epoca della storia umana), un giorno deliberò di porre fine con le armi alla cruenta taglia imposta da Minosse agli ateniesi. Detto fatto, parte alla volta di Creta con quella che sarebbe stata l’ultima infornata di giovani destinati alle fauci del mostro. Lì, nel frattempo, riesce a far invaghire di sé la bella Arianna, la figlia del re dell’isola, e, con l’aiuto di lei e munito di una potente mazza, penetra con le piangenti vittime nel dèdalo tenebroso (il Labirinto era chiamato così perché costruito, appunto, da Dèdalo).

Teseo affronta dunque il Minotauro e ingaggia con lui un corpo a corpo furioso, ma alla fine gli assesta sulla bestiale testa una mazzata che lo fa stramazzare a terra, morto sul colpo.

La vittoria era completa, l’incubo dei sacrifici umani imposti dal crudele Minosse finalmente svanito. Ora però si trattava di tornare indietro, di uscire dal labirinto. Avete mai provato a perdervi in un “dedalo” di viuzze e a non sapervi orientare per venirne fuori? O si fa come Pollicino che, nella famosa fiaba di Perrault, segna i suoi passi con delle bricioline di pane per poter poi ritrovare la strada, o ci si affida… al filo di Arianna. L’innamorata fanciulla sapeva il fatto suo e, per aiutare il suo eroe, gli aveva fornito una grossa matassa di filo che, via via dipanata lungo il cammino, servì poi a Teseo per ripercorrere il tortuoso cammino, fino al ritorno verso la salvezza. Il  “filo di Arianna”, appunto.  

Un epilogo che potrebbe far dire… “e vissero felici e contenti”. Ma purtroppo non è così, e la storia non ha un lieto fine. Gli eroi, dovete sapere (sia quelli dei miti greci, sia i nostri rambo), saranno anche simpatici e coi muscoli ripieni di nerboruta vivacità, ma a volte sono anche un po’ squinternati.

E durante il festoso viaggio di ritorno verso Atene a fianco della sua amata e con l’ultimo carico di vittime scampate, il nostro Teseo si ferma in un’isola sperduta dove Arianna voleva sostare per riposarsi; adagia la fanciulla in un prato fiorito in mezzo alle fresche frasche, e fa ritorno alla nave ancorata al largo. Qui  – vedi la scarogna –  si leva un furioso uragano che trascina via, fra gli insidiosi flutti, la nave, lui e tutto il suo carico di giovani rifugiati. Ha un bel pari, la povera Arianna, a gemere e piangere guardando il naviglio che si allontana: Teseo, passato il fortunale, si dimentica persino di averla conosciuta. Quando si dice… sedotta e abbandonata… (anche se poi l’inconsolabile ragazza ebbe modo di rifarsi una vita con quell’ubriacone di Bacco).

Fa quindi vela, il nostro eroe, verso Atene per riportare i giovanetti salvati e dare al padre la notizia dello scampato pericolo e della vittoria. Ma siccome è sempre più sballato, si dimentica di un particolare molto importante: invece di issare una vela bianca, che per chi lo attendeva sarebbe stato il segnale dell’esito felice della sua spedizione, tiene issata la vela nera, segno nefasto che anche lui era stato divorato dal Minotauro.

E il dramma si conclude: il vecchio padre Egeo, credendolo morto, cede all’eccesso di dolore e, in gesto disperato, si precipita dalle rocce nel sottostante mare. Il mare che da allora prese il nome da lui: il Mar Egeo, appunto.

 

http://pinogangi9865.wordpress.com/2007/04/26/il-labirinto-di-knossoteseo-e-il-minotauro-1-il-mito/

 

La leggenda del Minotauro narra la ribellione delle città greche contro il predominio dei cretesi-minoici. Nella fase di massimo splendore della civiltà minoica e del loro assoluto controllo del Mar Egeo, i popoli ellenici sono costretti al pagamento di ingenti tributi ai minoici per utilizzare le vie commerciali marittime. La leggenda del Minotauro richiama molti aspetti storici del periodo. Nella leggenda i tributi imposti dai minoici sono rappresentati dall’obbligo degli ateniesi di inviare sull’isola di Creta sette fanciulli e sette fanciulle ogni nove anni, come vittime sacrificali da dare in pasto al Minotauro.

Cosa è il Minotauro

Il Minotauro è un mostro della mitologia greca-cretese, un uomo dalla testa di toro, nato dall’unione di Pasifae (moglie del re Minosse) con un toro. Per decisione del re Minosse, il mostro è richiuso in una prigione all’interno del palazzo reale di Cnosso, le cui vie di fuga sono impedite dalla presenza di un labirinto.

Teseo uccide il Minotauro

Nella leggenda, il re di Atene Teseo si introduce nel labirinto per affrontare ed uccidere il Minotauro. Una volta compiuta l’impresa, Teseo riesce a ritrovare la via del ritorno nel labirinto grazie al filo consegnatogli da Ariana (figlia di Minosse, innamorata del re ateniese Teseo), il cosiddetto “filo di Arianna“. L’uccisione del Minotauro segna la fine dell’obbligo degli ateniesi di consegnare vittime sacrificali al re minoico.

La conquista achea dell’isola di Creta

La leggenda del Minotauro tramanda oralmente il riscatto degli achei (Teseo) nei confronti della civiltà minoica (Minosse) e il loro rifiuto di pagare tributi imposti dall’isola di Creta. Il primo passo di ribellione lungo un cammino che porterà, nel corso degli anni, al ribaltamento dei ruoli tra micenei e minoici, ed alla definitiva conquista achea (civiltà micenea) dell’isola di creta (civiltà minoica).

http://www.okpedia.it/leggenda-del-minotauro

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