CONTRO L’EUROPA DEL CAPITALE CONTRO L’EUROPA DEI “DIRITTI”

 

CONTRO L’EUROPA DEL CAPITALE
CONTRO L’EUROPA DEI “DIRITTI”

Si avvicina il 4 di Ottobre, e a Roma ci si prepara per la scadenza dell’anno, in chiave europea: il varo della costituzione dell’UE.
E su questo appuntamento si accavallano giudizi sostanzialmente positivi da più parti, compreso il cosiddetto movimento no-global.
Non stiamo per carità dicendo che i buoni del movimento condividono questa costituzione in via di approvazione; stiamo dicendo che per molti di questi si saluta come fenomeno positivo la nascita di un’Europa politica, che dovrebbe affiancare l’Europa dell’euro già operante. E, infatti, già si parla da parte di costoro, non di combattere la nascita di questo nuovo polo, ma di riformarlo, aggiustando la Costituzione e trasformandolo in un’altra cosa, l’Europa dei diritti, appunto.
In questo modo essi vorrebbero sconfiggere quell’Europa finanziaria, secondo loro modellata dalla destra.
Dimenticano chiaramente che quest’Europa dell’euro fu battezzata da tutti gli schieramenti, di destra e di “sinistra”, come nuovo polo economico in grado di competere col gigante yankee.
E, infatti, proprio questo è l’Europa! L’Europa non è nata perché grandi masse popolari si organizzavano e lottavano per costruire l’Europa, che potesse dar loro opportunità, diritti, libertà; l’Europa è nata perché la fase dello sviluppo capitalistico non permetteva più l’esistenza di un economia frammentata negli stati nazionali, dato che in un mondo come questo, in cui la produzione, i mercati, i profitti non potevano più continuare a basarsi su risorse limitate da confini economici, pena la perdita di competitività e quindi la morte. E quindi la nascita dell’Europa economica e finanziaria, che in effetti ha permesso alle multinazionali europee di diventare competitive con quelle americane.
Cosa c’entra tutto ciò con i diritti individuali e collettivi? Nulla. E, infatti, questa Europa non nasce come eliminazione delle barriere, come stato aperto, come Europa dei cittadini; questo stato nasce come altro polo, chiuso alle contaminazioni portate dai migranti, nasce come nuovo superstato repressivo e discriminatorio, come superstato della borghesia e del capitale.
E la costituzione si uniforma a questo ruolo, basti pensare al fatto che i paesi UE hanno approvato quasi tutte le proposte italiane sul controllo dei confini, hanno approvato le famose liste nere, hanno aperto significativamente a paesi come la Turchia, famosa per le violazioni dei diritti umani nei confronti e dell’opposizione e del popolo kurdo, e della stessa Israele (pur con qualche contrasto interno), responsabile del genocidio del popolo palestinese; hanno messo al centro di quest’Europa l’attacco allo stato sociale e ai diritti dei lavoratori.
Quando uno stato, un superstato nasce con questi parametri, non è riformabile. Parlare quindi di Europa dei diritti è una presa in giro, significa al massimo prepararsi a cogestire le istituzioni di questo superstato, contrattando qualche micro-aggiustamento “democratico” dei parametri di Mastricht, un po’ di vasellina, insomma.
Chi, come noi, non vuole cogestire un bel niente sa che l’Europa dei diritti è una farsa, che serve per convincere i ceti popolari più tiepidi nei confronti di questo disegno economico dell’Europa unita.
Infatti, mentre appunto qualcuno parla di questi diritti, nei fatti si costruisce un’Europa, dove invece questi diritti individuali e collettivi vengono negati. Ne sanno qualcosa quei cittadini del pianeta che vengono in Europa per fuggire da repressioni e guerre, visto che ormai in Europa il diritto d’asilo è una chimera; ne sanno qualcosa i cittadini baschi, le cui organizzazioni politiche, compresa Batasuna, sono messe fuori legge, ne sanno qualcosa i Palestinesi abbandonati nelle mani di Israele anche dall’Europa, presieduta dal cavaliere antennato. Ne sanno qualcosa quei proletari, che grazie ai parametri di Mastricht vedono giorno dopo giorno precarizzarsi la propria situazione economica, il proprio lavoro, vedono tutti i giorni scemare tutti i parametri di sicurezza sul lavoro. Ne sanno qualcosa quei proletari, che vedono sempre di più allontanarsi il giorno della pensione. Ne sanno qualcosa tutti quei cittadini, che per salvare i patti di stabilità, voluti dall’UE, vedono sempre più spesso negato il proprio diritto alla salute. Ne sanno qualcosa quei proletari marginalizzati e criminalizzati dal Capitale, che con le leggi emergenziali, vedono sempre più spesso aprirsi, per loro, le porte delle galere, proprio mentre queste porte vengono chiuse per coloro che truffano i cittadini con bilanci truccati e quant’altro.
Ma soprattutto, mentre si ciancia di diritti inesistenti, anzi azzerati giorno dopo giorno, prende corpo l’Europa imperialista.
Quell’Europa, che si propone come antagonista degli USA, in un futuro scenario di lotta per il dominio planetario.
Quest’Europa, ormai è chiaro, è sempre più espressione dei poteri forti e del dominio del Capitale, non c’entra proprio niente con gli interessi dei ceti popolari e di tutti gli sfruttati del pianeta.
Per questo motivo noi, da sempre antiimperialisti e anticapitalisti, non possiamo non contrastare ogni forma di dominio e di sfruttamento, siano essi gestiti dagli yankees, siano essi gestiti dagli europei.

Per questo il 4 Ottobre parteciperemo alle scadenze di lotta previste in concomitanza del vertice, ma non andremo insieme a chi prospetta chimere di diritti in quest’Europa. Noi staremo con chi si pone con forza contro questo progetto di unità europea.
Non ci vendiamo per qualche piatto di lenticchie:

CONTRO L’EUROPA DEI PADRONI

EUROPPOSIZIONE

L’Avamposto degli Incompatibil

1 Ottobre 2003

http://www.controappunto.org/internazionale/europposizione.html

Comunicato dell’Assemblea del Comitato Nazionale “Europposizione”.

Il percorso di “Europposizione”, nato dall’assemblea nazionale del 31 maggio scorso e composto da varie realtà politiche e di lotta della sinistra anticapitalista e antistituzionale, ha individuato il terreno contro la costituzione del blocco imperialista europeo come terreno privilegiato di intervento politico e di mobilitazione, finalizzato ad intercettare e rafforzare un oggettivo processo di resistenza e di opposizione del proletariato alle guerre imperialiste, allo sfruttamento del lavoro, al ricatto del salario, contro l’Europa del Capitale.

Sebbene non inclini ad inseguire le scadenze, i compagni e le compagne di Europposizione hanno individuato nella giornata del 4 ottobre un momento non solo nel quale dare visibilità alle loro posizioni, ma che fosse anche un trampolino di lancio per questo lavoro politico. Da qui la decisione di essere presenti al concentramento dei Forum Sociali e di quelle forze politiche paraistituzionali che reclamano un’Europa capitalista dal “volto umano”, ma di manifestare poi in maniera autonoma e indipendente, rompendo un clima politico neoconsociativo che ha l’obiettivo di indebolire le potenzialità di lotta e di crescita politica di una classe che si sta faticosamente rimettendo in “movimento”. Una presenza che evidentemente dava fastidio a molti: istituzioni, apparati repressivi, sinistre e sindacati di Stato, “Prodi boys”, media di sinistra (il nodo romano di Indymedia e “Il Manifesto” su tutti), e tutte quelle situazioni che vedono nell’aumento del conflitto sociale e di classe la messa in pericolo dei propri interessi, delle proprie poltrone e dei propri privilegi. Ecco che quindi nell’ultima settimana abbiamo assistito – in contemporanea a frequenti incontri al Ministero degli Interni fra “New Global”, questore e prefetto di Roma – ad una campagna censoria, intimidatoria. calunniosa e criminalizzante nei confronti di “Europposizione”.
Ci sarebbe da dire che, avendo subito attacchi da personaggi di tal risma, siamo sulla strada giusta!

E infatti, nonostante tutto ciò, nonostante che polizia ed organizzatori della manifestazione abbiano cercato in tutti i modi di disperderci o di relegarci ai margini della mobilitazione (una mobilitazione numericamente molto al di sotto delle cifre “sparate” alla vigilia, segno di una situazione di crisi evidente del “movimento dei movimenti”), noi siamo stati in piazza, ci siamo stati fino alla fine ed abbiamo veicolato quei contenuti, obiettivi, metodi e pratiche che dovrebbero caratterizzare, secondo noi, la vera opposizione all’imperialismo europeo.

Siamo però coscienti che un percorso come quello che vogliamo costruire non può crescere od esaurirsi con una manifestazione. Ci aspetterà, come aspetterà tutte le realtà della sinistra anticapitalista e antistituzionale, il lavoro di sempre, il lavoro di radicamento sociale quotidiano nelle contraddizioni che colpiscono sempre più lavoratori e sfruttati: lo sfruttamento, la guerra sempre più permanente, la repressione. Pensiamo che questo lavoro possa essere anche il terreno sul quale far avanzare un processo reale di ricomposizione di classe e di quelle forze organizzate, di quei soggetti ribelli che ne fanno parte, ed è per questo che intendiamo avanzare sul terreno della dialettizzazione dei contenuti di “Europposizione” attraverso la costruzione e il lavoro di comitati o organismi cittadini e territoriali unitari. Abbiamo anche individuato la data del 12 dicembre, anniversario della Strage di Piazza Fontana, e una campagna astensionista contro le elezioni europee del 2004, come ulteriori momenti di lotta e di verifica di questo percorso.

Il prossimo appuntamento è fissato per sabato 8 novembre, per un Tavolo di discussione su “Guerra e Pace”.

Solidarietà con i compagni e le compagne vittime della repressione

Comitato Nazionale Europposizione

http://www.controappunto.org/carcereerepressione/COMUNICATOEUROPPOSIZIONE.html

Comunicato ( contro la ) stampa

la nostra europposizione!

Lasciamo ad altri le precisazioni formali, le preoccupate alzate di scudi, i distinguo, le disquisizioni, le differenti “sensibilita’ politiche”.

A noi interessa ribadire solo cio’ che ci interessa e riguarda.

 

La nostra europposizione e’ quella che trae forza e connotazione di classe dal movimento reale;

la nostra europposizione e’ la forma continentale dell’opposizione proletaria al processo costitutivo Europeo, ai suoi effetti nefasti sulle nostre vite;

la nostra europposizione si esprime fuori dal parlamentarismo borghese, dal sindacalismo di stato, dal “movimentismo-spettacolo”, nel solco e nel percorso della lotta di classe;

la nostra europposizione rappresenta l’incrocio tra la comprensione del processo economico-monetario-militare-politico in corso ed il tentativo di coglierne gli elementi di contraddizione convenienti per noi, 1° tra i quali l’agglomerazione di 400.000.000 di proletari , dei loro bisogni incompatibili, delle loro lotte autonome.

Tutto questo cerca di essere la nostra europposizione

Nulla di altro, di diverso, nulla di piu’, ma nulla di meno!

1 gennaio 2004

europposizione!

http://www.controappunto.org/carcereerepressione/Comunicato.htm

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