Grecia. Gli effetti della “cura” della troika; Pil a -7%

Grecia dalle lacrime alla lotta!

Lacrime e sangue sparse in tutta Europa, in particolare  quella mediterranea ma, mentre in Italia il primo ministro va  a spasso per gli USA, le garanzie dei lavoratori vengono travolte e i media non fanno altro che parlare della neve, accade che, in Grecia, non si osservano maniacalmente le previsioni meteo ma si lotta per l’esistenza ed esplode una giusta rabbia popolare.

Nella notte   del 12 febbraio  il parlamento ellenico vara l’ennesima manovra di tagli, licenziamenti, privatizzazioni,  che andrà a gravare ulteriormente sulle già drammatiche condizioni di vita di un popolo intero con l’unico risultato di prolungarne l’agonia a beneficio di un sistema Europa, devoto alla sola finanza di una economia fallimentare che non protegge ma incita allo sfruttamento dei popoli.

 

Tutta la Grecia scende per le strade, soprattutto a piazza Syntagma, nei pressi del parlamento greco, si verificano pesanti scontri tra forze dell’ordine e popolo greco.

Feriti, palazzi e banche in fiamme, a manifestare non ci sono solo giovani ma una intera nazione: dalle famiglie con a seguito i bambini ai partigiani ormai ottantenni che sconfissero il nazismo e che oggi, mentre ancora una volta difendono il loro paese,  vengono caricati dai celerini.

Si tratta, in realtà, di una autentica lotta di resistenza di un paese intero che tenta di bloccare una manovra mortale, voluta dalle banche e appoggiata da tutti i partiti parlamentari greci. La lotta greca è capillare e diffusa: in numerose città del paese si verificano momenti di accesa protesta: a Corfù vengono attaccati gli uffici dei parlamentari “socialisti” a Volos, invece, brucia il comune e gli archivi della locale agenzia delle imposte vengono distrutti. Scenari apocalittici ad Atene dove il cielo è praticamente oscurato dai lacrimogeni e dalle colonne di fumo degli incendi . A Creta, un’emittente tv locale viene occupata (vedi il video trasmesso )

 

Gli scontri sono continuati fino a notte, sostenuti da gran parte della popolazione; persino la stampa  sembra essersene accorta. Qualcuno, invece, in Italia e’ ancora impegnato a criminalizzare il dissenso, e ripete il mantra degli anarchici black bloc isolati dalla popolazione. Benche’ in tutto il mondo dalle poltrone continuino a levarsi voci di sdegno per “le violenze”, solo nel bel paese il dissenso viene ricondotto a priori alla retorica del “black bloc”.

 

Sempre in tema di mistificazione del reale il premier, in difesa delle scelte del governo greco,  ha sostenuto  che “non si tratta di scegliere tra sacrifici o no, ma tra male e peggio”; il peggio, naturalmente, sarebbe la bancarotta.   Si tratta, però, di  una retorica debole, dato che i greci sono già in bancarotta da un pezzo, perdendo il lavoro e  i diritti sociali; dire, poi, che siano nell’unione suona sarcastico: in effetti sono stati comprati dall’europa:vedi l’obbligo di spesa militare  (la grecia ha una spesa militare tra le più elevate  ), la vendita di porti , banche postali e telecomunicazioni , servizi idrici.

 

More info: 

Indymedia Atene

 

Azioni di solidarietà nel mondo

http://italy.indymedia.org/node/4207

 

 

Il nuovo piano di austerity chiesto da Ue e Fmi è stato approvato dal parlamento assediato dai manifestanti. Il fallimento è scongiurato per ora, ma l’orizzonte è ancora più nero.

Panos Panagiotopoulos

 

Non ci sono più dubbi: la Grecia deve restare nella zona euro. Qualsiasi alternativa sarebbe tragica. Che alcuni paragonino le difficoltà in cui ci dibattiamo adesso a quelle di un fallimento incontrollato è pura faciloneria politica. Una politica seria dovrebbe astenersi da scelte di parte e tener conto anche delle sfumature.

Il problema non è stare “dentro o fuori” dall’euro. Qualsiasi cittadino coscienzioso risponderebbe “dentro”. La vera domanda è un’altra: al di là della sua insopportabile durezza, il nuovo piano di austerity che ci è stato imposto dai nostri creditori potrà tirarci fuori alla crisi o rappresenterà soltanto una scorciatoia verso il fallimento incontrollato?

Ci viene chiesto di attuare un’estrema svalutazione interna che però, nel contesto attuale della nostra economia, avrà più effetti nefasti che benefici. Più in generale, nessun piano che non tenga conto delle ricadute sociali può stabilizzare o rilanciare l’economia, né tanto meno costituire un nuovo modello produttivo per l’estero.

Si forano gli pneumatici e si assicura che così nel 2012 o nel 2013 la macchina correrà più veloce. Il peggio è che quando lo si fa notare a chi sta guidando il paese ci si sente rispondere: “E allora dateci un’altra soluzione”. Come se la loro fosse una soluzione.

Temo che alla luce delle discussioni con gli altri paesi membri non ci sia una soluzione. Le responsabilità del sistema sono enormi. Ancora adesso, dopo due anni interi, non esiste un realistico piano B di uscita dalla crisi che possa essere sostenuto da tutta la classe politica. La troïka ce lo ha consegnato bello e pronto e noi non abbiamo nulla da negoziare.

D’altro canto, l’Europa ha le sue responsabilità. I tedeschi hanno tirato troppo la corda. Il loro piano è tale che né la Grecia né alcun altro paese europeo potrà appoggiarlo. Ben presto sarà la Germania ad avere problemi.

Quanto a noi, dobbiamo soltanto subire. Saranno inevitabili alcuni cambiamenti nel piano di salvataggio, e inevitabili saranno anche ulteriori interventi sul debito, il prestito di Ue e Fmi e la lotta contro la recessione.

Traduzione di Anna Bissanti

 

Eurozona

Default senza espulsione

Sul Financial Times Wolfgang Münchau attacca ferocemente “l’ignoranza e l’arroganza” dei politici europei, mentre il continente entra “nel suo quinto anno di recessione”. Dopo l’approvazione da parte del parlamento greco della manovra da 3,3 miliardi necessaria a ricevere un secondo bailout da 130 miliardi di euro, Münchau prevede

un periodo di calma, ma dopo pochi mesi sarà chiaro che i tagli ai salari e alle pensioni dei greci avranno soltanto peggiorato la situazione. I politici europei scopriranno inoltre che in un ambiente così desolato anche un traguardo minimo come quello delle privatizzazioni è irrealistico. Nel 2011 il pil greco è calato del 6 per cento, e continua a diminuire a ritmo costante dall’inizio dell’anno nuovo. In poco tempo ci sarà bisogno di una nuova cancellazione del debito.

Qualcuno sostiene che sarebbe meglio costringere la Grecia ad abbandonare l’eurozona adesso e utilizzare i fondi disponibili per salvare il Portogallo. Non sono d’accordo. Personalmente sono convinto che la cosa migliora da fare sarebbe riconoscere la situazione disperata di entrambi i paesi, lasciare che vadano in default all’interno dell’unione monetaria e a quel punto utilizzare un fondo di riscatto rafforzato per aiutarli a ricostruire la propria economia e allo stesso tempo proteggere gli altri paesi. […] Tutto ciò sarebbe molto costoso, ma ignorare la realtà per altri due anni potrebbe segnare la nostra rovina.

 

http://www.presseurop.eu/it/content/article/1506731-un-altro-passo-verso-il-nulla

 

 

Grecia. Gli effetti della “cura” della troika; Pil a -7%

 

 

‘economia della Grecia ha segnato una contrazione del 7% nel quarto trimestre del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010. Lo rende noto l’Ufficio di statistica ellenico. La pesante contrazione del Pil nel quarto trimestre 2011 arriva dopo il -5% registrato nel terzo trimestre, il -7,3% nel secondo e il -8% nel primo trimestre. La Grecia è così entrata nel quinto anno di recessione, una recessione esacerbata dalle drastiche misure di austerity varate dal governo per ridurre il deficit di bilancio e il debito pubblico.

 

 

http://www.contropiano.org/it/component/k2/item/6796-grecia-gli-effetti-della-cura-della-troika-pil-a-7

Questa voce è stata pubblicata in ordinario crisi e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.