LOTTARE, NON SFILARE. L’inettitudine dei sindacati di base, oggi.

 

Un interessante presa di posizione di Aurelio Fabiani di Casa Rossa sul  prossimo sciopero “generale” (ma sarebbe meglio dire rituale o addirittura virtuale) dell’UsB del prossimo 27 gennaio.

 

LOTTARE, NON SFILARE.

L’inettitudine dei sindacati di base, oggi.  

 

Forse mai come in questa circostanza della manovra Monti si è manifestata l’incapacità dei sindacati di base di  assolvere il ruolo dichiarato di sindacato di classe.

 

Ovvero se un sindacato di classe non fa scendere immediatamente in lotta i suoi iscritti e non chiama subito i lavoratori alla lotta, a che serve ?

 

Il sindacato non è un partito che può darsi i tempi lunghi di una strategia politica, riempiendoli con l’agitazione e la propaganda, un sindacato degli operai, se i lavoratori vengono colpiti duramente come ha fatto il governo dei banchieri, deve rispondere chiamando alla mobilitazione e alla lotta subito.

 

La critica che il sindacato di classe deve sviluppare contro il sindacato concertativo non può essere solo nelle parole e giustificare con argomenti del tipo: 3 ore di sciopero non servono a niente se non a tentare di legittimare l’ esistenza delle burocrazie sindacali, cosa verissima ma che non assolve affatto l’assenza del Sindacalismo di Base, l’incapacità di stare in campo.

 

L’inettitudine è figlia dell’autoreferenzialità.

Certamente nel non assolvere il compito di guida di una risposta immediata al massacro sociale deciso dal governo Monti, c’è innanzitutto la debolezza del Sindacalismo di Base. Ci sono in questa debolezza condizioni oggettive, ma le responsabilità soggettive non mancano e in questo senso l’autoreferenzialità dei gruppi Dirigenti del Sindacalismo di Base (è un ossimoro ma e realtà palpabilissima) è la prima delle responsabilità. Esso determina frammentazione e autocelebrazione.

 

Il muoversi esclusivamente nel proprio recinto organizzativo, dentro i confini di quelli che hanno la posizione giusta, non da nessun aiuto a chi prende 1000 euro al mese, a chi è in cassa integrazione, a chi è precario, a chi è operaio. Se non ce la facciamo ( e uso il noi, perché condivido la necessità della piena

indipendenza organizzativa del sindacalismo conflittuale dal sindacalismo concertativo ) è perché abbiamo sì la ragione (la ragione intellettuale, il Sindacalismo di Base porta con se l’idea giusta del Conflitto di Classe), ma non abbiamo la forza.

 

Se abbiamo la ragione ma non la forza, bisogna costruire la forza.

 

Costruire la forza nella concreta realtà del Sindacalismo di Base oggi in Italia, significa almeno due cose subito, unità e una efficace modalità di presenza nelle lotte.

 

Sull’unità, bisognerebbe stendere un velo pietoso sulle contumelie di vecchi leader uguali a se stessi da un tempo inenarrabile; comunque o l’unità coloro che hanno in mano il Sindacalismo di Base la fanno o il Sindacalismo di Base dovrà registrare la fine delle ragioni per cui è nato.

 

Per quello che riguarda l’efficacia, cioè la capacità di rispondere alle domande e ai bisogni dei lavoratori, non è una colpa non farcela, perché la condizione dei rapporti di forza sono molto negativi. La questione è se se ne vuole uscire, se si vuole almeno cercare di uscirne.

 

Ne discende che bisogna fare ciò che la situazione impone. Quando non siamo in grado di costruire iniziative autonome, si va a portare il nostro punto di vista in quelle degli altri, ovunque ci siano lavoratori colpiti dai provvedimenti antipopolari, nelle forme più efficaci possibili, non si sta a casa. I tempi delle risposte quando si lotta, sono importanti quanto i modi e gli obiettivi.

 

I lavoratori non servono all’organizzazione, è l’organizzazione che serve ai lavoratori.

 

Sarà pure una “ scadenza fondamentale” per il sindacalismo di base quella del 27 gennaio, ma non lo è per i lavoratori.  Dopo oltre un mese che la mannaia del governo dei banchieri ha colpito in un modo devastante, uno sciopero di organizzazione, obiettivamente minoritario, non serve a niente, anzi aggiungo provocatoriamente, toglie solo soldi dalle tasche dei lavoratori che non ce la fanno più.

 

Per questo mi servirò dell’USB alle prossime elezioni RSU, per continuare la resistenza dei lavoratori sul posto di lavoro, ma non sono più disponibile a partecipare a iniziative, di fatto, rituali.

 

Oggi, i Sindacati di Base non mi rappresentano più di questo.

 

Aurelio Fabiani

Rappresentante RSU

all’IISS di Spoleto eletto nelle liste RdB

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