THE SERPENT’S EGG Bergman

La vicenda si svolge a Berlino, nel 1923, quando la svalutazione del marco fa costare un pacchetto di sigarette 4 milioni di marchi e quando, l’incalzare delle notizie sui primi tentativi di insurrezione da parte dei seguaci di Hitler a Monaco, genera uno stato generale di angosciosa attesa della catastrofe totale. Abel Rosenberg, trapezista disoccupato e sempre più dedito all’alcool, rincasando una sera scopre che suo fratello Max si è suicidato. Dato che nel rione sono diverse le persone trovate morte in condizioni inspiegabili, Abel viene fermato e interrogato dall’ispettore Bauer. Il giovanotto trova momentaneo rifugio presso Manuela, ex moglie di Max; ma in seguito si trova coinvolto in oscure trame che sembrano far capo ad Hans Vergerus, un medico che, con grande allarme di Abel, gira intorno a sua cognata. Quando poi Abel trova Manuela morta, raggiunge Vergerus e lo costringe a rivelare gli ignobili esperimenti fatti cinicamente su molte persone. Sicuro che la sua opera verrà continuata su vasta scala, il dottore nazista si uccide prima che Bauer venga ad arrestarlo. Hitler nel frattempo è stato fermato.

http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=13942&film=L-uovo-del-serpente

Uscito nel 1978, il film L’uovo del serpente ha suscitato la sorpresa e talvolta anche la perplessità della critica piú assuefatta ad un’immagine ormai stereotipa del regista svedese, tanto piú che Bergman – legato abitualmente a tematiche piú astratte e metaforiche – incontrava qui per la prima volta l’imbarazzante spettro della Storia. Successivamente, in alcune interviste, il regista ha saputo anche motivare, offrendocene una chiave biografica, questa sua «deviazione», confessando quella sorta di tenebroso fascino-attrazione che lui stesso, adolescente, aveva provato di fronte all’artefatta mitologia nazista. Il film, quindi, è da interpretare anche in chiave autobiografica, quasi come un gesto definitivo di esorcismo, per cancellare alle spalle i fantasmi dell’inconscio che ancora tornano a turbare la coscienza «impolitica» dell’autore del Settimo Sigillo. In questo senso L’uovo del serpente è da leggere come il film allegorico e d’atmosfera, quasi di simbolismo onirico; e poi non è nemmen vero che ci troviamo di fronte a un radicale cambio di registro espressivo. Alcuni temi ricorrenti della poetica bergmaniana li ritroviamo intatti anche qui: i guitti del circo, i contrasti familiari, la solitudine e l’incomunicabilita il suicidio e soprattutto l’impossibilità di aiutare gli altri a sopravvivere in un clima di depressione assoluta, in cui la claustrofobía si fa sintomo storico. I temi abituali di Bergman trovano cosí, se non una radice storica, per lo meno un preciso decor ambientale. E’ la Germania del cinema espressionista di Pabst e di Lang, è la Germania di Christian Schad e di Otto Dix, di Tucholskj e di Doeblin. La Repubblica di Weimar è allo stremo, l’inflazione schiaccia la popolazione inerte, la carta-moneta si cambia a peso, la disoccupazione dilaga come la lebbra; e intanto «un certo Hitler a Monaco prepara un colpo di stato insieme con decine di migliaia di soldati affamati e di pazzi in uniforme». Su questo desolato scenario si iscrive la storia di Manuela e di Abel, due acrobati in cerca di lavoro, ebrei, stranieri nella feroce Berlino, incapaci di reagire al dramma collettivo che li travolgerà. Alla fine, quasi si trattasse d’un percorso predestinato, i due finiranno nella trappola kafkiana che tenderà loro l’astuto Hans Vergérus, classico scienziato folle della tradizione espressionista, che mette la sua genialità al servizio del delirante progetto genetico del nazismo. Quel nazismo che già si intravvede all’orizzonte, quasi un uovo di serpente, attraverso le cui sottili membrane si può già scorgere il rettile perfettamente formato.

http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/libreria/autore-bergman_ingmar/sku-19936/l_uovo_del_serpente_.htm

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